di Raffaele Vitali
FERMO – Non più obbligatorie, in alcuni casi raccomandate, di certo da tenere sempre con sé. Come hanno preso gli esercizi commerciali le nuove regole? Non in maniera uniforme. Ma in comune, un farmacista, un barista, un pizzaiolo e una libraia hanno l’obiettivo finale: ritrovare la normalità pre Covid e quindi serenità.
“Per ora, però – sottolinea Luca Testoni, titolare della pizzeria La Pizzicosa – la mascherina io e miei dipendenti la teniamo. In primis per sicurezza, perché ancora non mi sento fuori dalla pandemia. Ho anche deciso di lasciare i cartelli che ne indicano l’utilizzo per entrare”. La sua è una clientela varia “ma avendo tanti giovani, la differenza ancora non la noto. Loro sono abituati a usare la mascherina a scuola, quindi entrano tenendola senza problemi”.
Il comportamento dei giovani l’ha notato anche Annetta Adler, che gestisce il bar Grand’Amore in piazza del Popolo. “Io l’ho tolta un minuto dopo che il Governo ci ha autorizzato. È una questione psicologica, bisogna dare messaggi chiari e rasserenanti ai clienti. Tra l’altro chi arriva da fuori Italia proprio non capisce, anche domenica in molti mi hanno chiesto ‘come mai?’. Anche perché ha sempre fatto un po’ ridere quel togli-metti per bere un caffè magari al banco”. Sull’utilità fino a oggi non ha grandi dubbi: Ci ha permesso di restare aperti, questo sì, ma ha anche creato un clima di tristezza”.
Chi non deve più preoccuparsi di chiederla è anche Chiara Montanini della libreria Mondadori lungo il corso: “Noi abbiamo patito molto la fase delle chiusure e dei limiti. I clienti, tra green pass e ingressi contingentati sono mancati, ora ci si è messa anche la guerra a creare ansia. Speriamo che almeno la possibilità di uscire ed entrare in libreria aiuti la voglia di comprare. Io non tolgo il plexiglass che mi divide dal cliente e la mascherina la uso se dovesse esserci più gente del solito”. E questo è uno dei criteri: usarla se necessario, quando c’è assembramento di sicuro.
Come consiglia anche Paola Palmieri, farmacia Bini: “Per il nostro mondo le indicazioni non sono ancora chiare. Ma una cosa è certa: qui di solito entrano persone non sempre in forma, quindi per la sicurezza di tutti continueremo a usarle. Non c’è fretta, anche se non vedo l’ora che ci sia uno stop definitivo. Significherebbe che il virus è sotto controllo e che è davvero trattabile come una normale influenza. Spero nel buonsenso delle persone, in ogni luogo, questo dovremmo aver capito dopo due anni, che siamo i primi artefici della nostra salute”.