FERMO - Sarebbe stato di gran lunga preferibile non dover ‘celebrare’ una Giornata nazionale dedicata alla memoria delle vittime del Covid 19: avrebbe significato che l’emergenza pandemica che, da marzo 2020, ha stravolto la vita a tutti facendo entrare di prepotenza nel vocabolario abituale termini come lockdown, Dpi, distanziamento, assembramento, zona rossa, era già finita. Che si era trattato di una parentesi, angosciante, luttuosa, dolorosa, ma di breve durata. Che era rimasto limitato a quel periodo, il numero delle vite vinte dal contagio del Coronavirus, esalando gli ultimi respiri in una angosciante solitudine e dolorosamente distanziate dagli affetti più cari, con l’impagabile conforto degli operatori sanitari, eroi con gli scafandri. Che quelle settimane sarebbero state presto dimenticate o ricordate come un brutto momento.
Non è stato così. Le morti sono continuate, arrivando a toccare quota 186 (il conto più pesante in termini di vite umane è stato pagato nel marzo 2020 con 39 decessi, e gennaio 2021 con 42) come si evince dall’impietoso report diffuso dall’Area Vasta 4 Asur, con dati aggiornati al 13 marzo 2021, in occasione di questa Giornata che nessuno avrebbe mai pensato di dover celebrare.
Gli unici mesi in cui, nel 2020, il Covid-19 ha allentato la morsa sono stati dalla seconda metà di maggio a settembre: una stagione estiva in cui la normalità sembrava di nuovo a portata di mano, anche se gli operatori sanitari, tute, mascherine e visiere non le hanno mai smesse. Ma l’annunciata seconda fase dell’autunno 2020 non si è fatta attendere e si è ripresentata con la stessa virulenza della prima.
E’ arrivato un’altra volta marzo, è il 2021 ma sembra il 2020: il subdolo virus continua a contagiare, c’è ancora la zona rossa, la gente è chiusa in casa, si avvicina un’altra Pasqua (come è stato per il Natale e il Capodanno) senza gite fuori porta. Sono continuati a pieno ritmo i ricorsi al Pronto Soccorso, i ricoveri in malattie infettive, in rianimazione e, chissà per quanto ancora sarà necessario aggiornare questi dati. Tutti più stanchi, insofferenti, provati, spenti, distanti e, non fosse per le speranze fiduciosamente affidate ai vaccini, amaramente disillusi di poterne mai uscire.
Al 13 marzo, risultano 87 i degenti all’ospedale di Fermo; 32 in malattie infettive, 29 in Medicina Interna, 13 in terapia intensiva; 13 al Pronto Soccorso. “Ci troviamo oggi a celebrare un anno orribile, che certo non rimpiangeremo” dice il direttore dell’Area Vasta 4, Licio Livini a commento della ricorrenza del 18 marzo che, da quest’anno, diventa la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid19. Una data che coincide con uno dei momenti più drammatici della prima ondata della pandemia che travolse l’Italia un anno fa.
“Abbiamo sperato e pensato che potesse trattarsi di una breve, drammatica, parentesi, invece questo periodo si è protratto nel tempo e si è rivelato estremamente lungo. Un’emergenza, una situazione di straordinarietà che si è prolungata oltremodo, con la quale continuiamo a convivere ogni giorno, affrontando sforzi organizzativi enormi. È una Giornata che fa ripensare a un anno che ha creato incertezze, disorientamento, difficoltà ed ha stremato la sanità. Un anno che ha lasciato molte vittime alle quali va un commosso ricordo”.