di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO – Un tram a sei vagoni tutto nero gira per Milano ed è griffato Cult. Una delle scelte di marketing che Maurizio Pizzuti, con il suo board in Zeis Excelsa, ha deciso per proseguire nella crescita dei tanti marchi che gestisce. E Cult, nuovo brand della serie Mare Fuori, ne è un emblema.
Pizzuti, come si gestiscono tanti brand?
“Con l’esperienza. Ricordo ancora quando nel 1981, prima azienda a Montegranaro, prendemmo la licenza della Champion. Indimenticabile il primo incontro a Rochester, a due passi dal Canada, che è durato tre giorni perché rimanemmo tuti bloccati dalla neve. Da quel giorno di marchi ne sono passati tanti a Montegranaro”.
Oggi?
“I marchi sono diventati per il 90% di proprietà. Poi c’è Guardiani, che è un mio caro amico, e che sto aiutando a riprendersi il suo posto nel mercato”.
Le fiere che ruolo hanno?
“Se penso al Micam direi che è ancora utile. Non c’è più la folla, ma le persone giuste vengono. Soprattutto gli stranieri, visto che gli italiani li intercettiamo con la rinnovata rete commerciale e il nostro showroom”:
Piace la collezione?
“Ci investiamo molto. I clienti europei sono stabili, mentre abbiamo stretto un nuovo e forte legame con un grande gruppo coreano. Per questo il 7 saremo a Seoul, in particolar modo gli piace Adno, la linea ‘sostenibile’ di alta qualità con suola super leggera anti scivolamento e shearling vero all’interno. Con questo cliente coreano, che è quotato in borsa e possiede una catena di negozi ei department store, lavoriamo anche nella produzione, perché hanno una linea molto interessante di scarpa che si infila senza allacciare”.
Pizzuti, Cult è la vostra Ferrari?
“Cresciamo del 30-40% a stagione. Abbiamo aperto un pop up alla stazione Termini a Roma, ero dubbioso: è sato un grande successo. Le persone comprano eccome, parliamo di incassi reali. Tanto che vogliamo creare un negozio permanente, stiamo decidendo”.
È il brand total look del gruppo.
“Diciamo di sì, anche se l’abbigliamento vale l’8% ed è in crescita. Per il resto l’80 per cento del fatturato lo fa la donna”.
Per voi la crisi del mar Rosso è molto impattante?
“Ritardi sulle navi innegabili. Per fortuna siamo partiti presto ed entro marzo riceveremo molto materiale. Altre scarpe i primi giorni di aprile. Stiamo cercando un modo per far fermare la merce in un porto prima e poi usare gli aerei, ma non è così semplice. Tenente conto che un container è passato da 1800 a 6mila dollari”.
Crescendo marchi e fatturati, anche il personale aumenta?
“Vogliamo restare un’azienda leggera, altrimenti non si compete a livello mondiale. Abbiamo bisogno di tenere i costi sotto controllo, al contempo c’è necessità di persone qualificate in ogni segmento. Dobbiamo essere veloci, non possiamo fare errori. Stiamo in una fase di ringiovanimento, ma di livello, non possiamo investire sull’inesperto da formare. E infatti stiamo assumendo un manager per la parte operation che stava a Milano ma ha accettato il ritorno vicino a casa. E poi l’innovazione di processo, il che significa organizzare al meglio le fabbriche che abbiamo in giro per il mondo. Anche se devo dire che il nearshoring sta toccando anche noi, alcune produzioni le abbiamo riportate in Europa. Ma la Cina resta il grande paese di produzione che garantisce qualità e prezzo”.
Avete scelto Magnini per Guardiani e ha subito conquistato la medaglia d’oro. I testimonial sono sempre fondamentali?
“Il testimonial serve. Abbiamo cominciato con X-Factor dove abbiamo calzato tutti i cantanti. E ora Mare Fuori, siamo sponsor e ci attendiamo grandi risultati. Usano le nostre scarpe. Se riusciamo a intercettare i più giovani, significa che abbiamo preso la strada giusta”.
@raffaelevitali