Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors

Marche, l'assessora Latini contro la pillola abortiva. Licia Canigola: "Attacco alla libertà e ai diritti delle donne"

4 Dicembre 2020

di Chiara Fermani

FERMO – “Personalmente sono sempre stata contraria all’aborto, la questione della pillola abortiva non è stata ancora affrontata in giunta ma avrò piacere di sollevare l’iniziativa e potrò metterla all’ordine del giorno” sottolinea davanti alle telecamere del Tg3 l’assessora Giorgia Latini.

Nell'anno dell'emergenza sanitaria, nel quale il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza è messo a rischio dalla congestione negli ospedali e nello stesso anno in cui l'Italia fa un passo in avanti e si allinea ad altri paesi europei, le parole della Latini, unica donna in giunta Acquaroli, sono un macigno che schiaccia i diritti delle donne, proiettando uno scenario simile a quello dei cugini umbri, dove la guida leghista ha cancellato l'aborto farmacologico in regime di day hospital. E tutto questo è inaccettabile per l’ex consigliera provinciale Licia Canigola, una che ha speso la sua vita lottando per i diritti, per la parità di genere, per la valorizzazione del ruolo femminile.

Licia Canigola, lei che è sempre stata un volto delle battaglie per i diritti delle donne, crede che queste parole possano intaccare il diritto conquistato?

“Credo che le parole dell’assessora Latini, siano un prodotto dell’humus culturale che ha contribuito e continua a contribuire alla diffusione di politiche reazionarie che negano i diritti individuali e ne limitano le libertà. L’assessora non deve mai dimenticare che il suo ruolo legislativo deve prima di tutto ispirarsi saldamente ai valori della laicità, soprattutto in un momento come questo di svilimento dello stato di diritto. Auspicare una riforma sul modello leghista come è accaduto in Umbria, è assolutamente da scongiurare perché non si tratta solo del sacrosanto diritto di mantenere la libertà di autodeterminazione femminile e le conquiste in termini di diritti raggiunti, si tratta anche di sicurezza e di sanità pubblica. Mi sarebbe piaciuto sentire un intervento a difesa della vita che non trascurasse le questioni di fondo che riguardano il significato della parola vita, dal problema della contraccezione a quello della denatalità, dalla scarsa responsabilizzazione dell’uomo di fronte alla scelta della donna che si interroga se abortire o meno, dall’esistenza e dal funzionamento dei consultori fino al problema dei problemi, quello delle tante precarietà (casa, lavoro, prospettive per il futuro, ecc.) davanti alle quali si trovano le giovani coppie che sono costrette a frenare, spesso con sofferenza, la voglia di maternità e di paternità”.

Nelle Marche bisogna anche affrontare le altissime percentuali dei medici obiettori di coscienza e la mancanza di strutture e figure specializzate che accompagnino la donna in questo difficile percorso, come si potrebbe agire in questo senso?

“La risposta è nella legge che cito: ‘la 194 obbliga le autorità a far sì che l'obiezione di coscienza non impedisca l'adempimento delle richieste legali di interruzione di gravidanza, anche se ciò dovesse comportare la ricollocazione del personale. Specifica, inoltre, che il personale sanitario non può negare cure pre o post-aborto’. Tuttavia, queste misure non sono sostenute o applicate tanto che negli ultimi venti anni la situazione dei singoli ospedali e dei consultori nella nostra Regione è sempre più preoccupante. Chi dovrebbe garantire che la legge venga rispettata se non chi l’ha legiferata? Ripartire dai Consultori e dal loro funzionamento è assolutamente necessario perché la legge 194 è proprio in quella parte che tratta la prevenzione che esprime il suo valore più importante. Gli ostacoli all'interruzione di gravidanza in Italia vanno considerati in combinazione con la mancanza di accesso alla contraccezione gratuita, interrotta in Italia nel 2016 dalla maggioranza delle regioni. Solo sei regioni forniscono contraccezione ormonale gratuita. I costi della contraccezione in Italia sono proibitivi specialmente per donne povere e adolescenti. Le pillole anticoncezionali tra i 150 e i 200 euro all'anno, e un dispositivo anticoncezionale intrauterino tra i 250 e i 300 euro. Ripristinare il funzionamento dei consultori aumentando le risorse finanziare regionali è davvero una questione prioritaria”.

Lei che ha fatto sempre sentire la sua voce nelle Marche. Per quanto riguarda i diritti delle donne, siamo sulla buona strada o ancora lontani?

“Siamo molto lontane dal realizzare l’obiettivo di raggiungere l’eguaglianza di genere. Le donne restano fortemente discriminate, dalla violenza e da incredibili differenze sul lavoro, dall’accesso, specie alle posizioni apicali, alle retribuzioni, molto differenziate e più basse rispetto a quelle dei maschi. E in questo momento particolare la posizione della donna si è notevolmente indebolita. Lo studio, l’indipendenza affettiva, la cultura, l’autonomia , il riconoscimento della discriminazione e di tutte le forme di violenza sono punti di partenza essenziali per il riscatto sociale”.

redazione@laprovinciadifermo.com

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram