FERMO - “Un sistema economico fragile e inadeguato ad affrontare le sfide che abbiamo di fronte, a partire dagli investimenti del PNRR e dalla nuova programmazione europea; un sistema incapace di affrontare le trasformazioni tecnologiche, ambientali ed energetiche investendo innanzitutto sul lavoro, la sua qualità e le competenze da valorizzare”. È dura la segretaria della Cgil Marche, Rossella Marinucci, nell’analisi dei dati economici della regione Marche. Pil ed export stanno recuperando il terreno perso nel 2020.
“Restano ancora fuori da questa ripresa o rimbalzo le condizioni del lavoro e la qualità dei contratti offerti” ribadisce. Nel periodo gennaio-settembre 2021 nelle Marche sono state effettuate 155 mila assunzioni, ovvero 24 mila in più rispetto allo stesso periodo del 2020 (+20,1%), ma inferiori ai livelli pre-pandemia (-9 mila pari a -5,8% rispetto al 2019), recuperati solo parzialmente. Nello stesso periodo le cessazioni dei rapporti di lavoro sono state 133 mila (+7,4% rispetto al 2020 e -12,6% rispetto a due anni fa).
Il saldo tra assunzioni e cessazioni risulta positivo di 22 mila unità; saldi positivi per tutte le tipologie contrattuali, ad eccezione dei contratti a tempo indeterminato per i quali il saldo tra assunzioni e cessazioni è negativo per -10 mila unità. “Continua inesorabilmente l'erosione dei rapporti di lavoro stabili a vantaggio delle forme più diverse di contratti precari e frammentati”. Infatti, il 90% dei nuovi rapporti di lavoro è a vario titolo precario.
La tipologia contrattuale maggiormente utilizzata è il contratto a termine (adottato nel 37,2% delle assunzioni totali), seguita dal contratto intermittente (16,9%), dalla somministrazione (16,1%), dal lavoro stagionale (13,6%) e dall'apprendistato (5,5%). Tra l’altro un terzo dei nuovi contratti sono per lavori part time.
Sul totale delle nuove assunzioni, la quota di contratti a tempo indeterminato è decisamente bassa (solo il 10,7%) e nettamente al di sotto della media nazionale a sua volta molto bassa (15,5%). “Nella graduatoria delle regioni per incidenza delle assunzioni stabili sul totale, le Marche si collocano al 17° posto, mentre risultano essere la prima in Italia per la più alta incidenza dei contratti intermittenti (16,9% contro la media nazionale del 8,2%)” ribadisce la segretaria. Questo fotografa il sistema in difficoltà del mondo manifatturiero.
“La ripresa, per lavoratrici e lavoratori delle Marche, si traduce in contratti non stabili, part-time e frammentati, in lavoro polverizzato e precario. La ripresa in atto sarà effimera e lo sviluppo apparente se non incardinati nella qualità del lavoro e dell'occupazione: su questo terreno le Marche si giocano il futuro''.