FERMO – Frizzante la ‘non’ campagna elettorale partita nelle Marche in vista del vuoto di maggio per il rinnovo della guida della regione. Frizzante e completamente in confusione. “Non ci interessano logiche da vecchia politica e di palazzo. Nelle Marche, come in tutte le altre regioni, ci piacerebbe che ci fossero candidati nuovi, vincenti, espressione del territorio che ha bisogno e desidera cambiare. Vorremmo che ci fosse la capacità, l'umiltà e il coraggio di guardare avanti” commenta il senatore della Lega Paolo Arrigoni. Che velatamente fa capire che Francesco Acquaroli, attuale candidato proposto da Fratelli d’Italia, non è il nuovo che si aspettava.
Al contempo, però, c’è il suo alter ego di Fdi, Carlo Ciccioli, che non usa mezzi termini: “Se c’è da discutere su qualche assetto discutiamone tranquillamente ma ci sono accordi nazionali che vanno rispettati. E quella di Francesco Acquaroli è una candidatura stabilita all'epoca delle assegnazioni di Umbria ed Emilia-Romagna, su cui tra l'altro non c'erano state contestazioni. Anzi aggiungo che si stanno organizzando nelle varie città i comitati elettorali a sostegno del nostro candidato". Ma il problema c’è, vuoi perché Fdi cresce e la Lega si è fermata: “Ma non vedo Meloni come 'competitor'. Non essendo noi la destra radicale non abbiamo 'competitor' e non ambisco a rappresentare la destra radicale. Abbiamo il 32% e la Lega è un partito che deve parlare a tutti no alla destra radicale" chiosa Matteo Salvini.
Cambiando lato, il film è ancora più affascinante. Gli unici che hanno trovato una loro dimensione sono i ‘compagni’ di “Dipende da noi” guidati dal professore universitario Roberto Mancini. Loro ci saranno, a prescindere da chi correrà nel campo del centrosinistra. Un gruppo che unisce diverse anime del volontariato, ci sono anche Alessandro Fulimeni del progetto Sprar e l'ex sindaco Massimo Rossi: “Non è un disperdere voti a sinistra contro le destre, non basta fermare qualcuno, bisogna creare un progetto” ribadiscono elencando i punti chiave che vanno dalal salute ai giovani passando per la non più rinviabile ricostruzione.
Per il resto, nel campo Dem è caos, acuito dal fatto che non è chiara la linea del Pd regionale, prima forza della eventuale coalizione. Primarie o non primarie, Ceriscioli o non Ceriscioli, Mancinelli o non Mancinelli, Longhi o Longhi, visto che l’ex rettore della Politecnica sarà in campo a prescindere, quantomeno per portare una ventata di novità e di idee. Uniti per le Marche, forza che cinque anni fa raggruppò più anime, manda un messaggio: “Le primarie sono l’unico strumento utile a sciogliere il nodo del candidato presidente”. A parlare sono esponenti autorevoli come Maurizio Cionforni (Psi), Gianluca Carrabs (Verdi), Mattia Morbidoni (+Europa) e Massimiliano Bianchini (civici). “Al tavolo regionale ogni forza politica ha fatto proposte legittime, ma comunque diverse e quindi solo le primarie di coalizione possono fare la sintesi. Salutiamo positivamente la disponibilità di Sauro Longhi a candidarsi e invitiamo anche altri a proporsi per rendere la competizione più larga e coinvolgente possibile” ribadiscono.
Li ascolterà il segretario Pd Gostoli? Da Roma si attende il messaggio chiave: avrete i 5 Stelle al vostro fianco. Ma al momento tutto tace. Chi contesta le Primarie per una questione di tempi non convince i favorevoli che chiedono di votare nel secondo we di marzo. Il paradosso è che all’inizio il problema sembrava Ceriscioli, che ora vuole le primarie, poi è diventato Longhi, che ora vuole le primarie.
Che tutto sia fermo perché la Mancinelli, sindaca di Ancona, le rifiuta? Lunedì sono previsti incontri importanti a più livelli, chissà che il fine settimana non porti consiglio.
@raffaelevitali