FERMO – Da infermieri eroi a poco considerati. “Siamo sotto attacco, a rischio la dignità personale e professionale”. È dura la posizione dell'Ordine degli Infermieri regionali, portavoce quello di Ancona ma tutti coinvolti, di fronte alla nuova legge regionale della sanità.
Solo l'Opi di Ancona rappresenta oltre 3.700 infermieri. “Non entriamo nel merito della decisione politica di modificare l'attuale assetto in 5 Aziende Sanitarie Territoriali oltre all'Azienda Ospedaliero-Universitaria Ancona e all'Inrca. Ma non possiamo che constatare che la presentazione dei dati sul Sistema sanitario nazionale effettuata all'assessore Saltamartini e l'audizione presso la quarta Commissione consiliare non abbiano impedito di prendere decisioni che non possiamo condividere e che non vanno assolutamente nella direzione auspicata dagli infermieri, non nell'interesse corporativistico della categoria ma in quello del paziente e della sua assistenza”.
Il nodo del contendere è il Dipartimento delle Professioni Sanitarie, nato nelle Marche nel 2003, che oggi verrebbe sostituito con un generico 'servizio’, così come non viene prevista la Dirigenza Infermieristica e delle professioni sanitarie a livello di presidio ospedaliero (art. 37) e a livello distrettuale (art. 31), “evidenziando una considerazione diversa rispetto alla direzione medica”.
Secondo l'Ordine delle Professioni Infermieristiche “non è possibile ripensare i servizi territoriali che obbligano ad una contestuale riorganizzazione dei servizi ospedalieri senza una direzione infermieristica adeguata nelle competenze e nel riconoscimento pieno della responsabilità diretta nell'operatività, al pari delle altre dirigenze sanitarie”.
Chiedono un tavolo di confronto coni vertici della regione e dell’Asur: “Anche per parlare dell'annosa questione del reperimento del personale. Il reclutamento è possibile se il mercato del lavoro offre tali professionalità richieste e se soprattutto il Ssn è disposto a ripensare il vincolo di esclusività, il sistema di valorizzazione (anche stipendiale) e la crescita professionale degli infermieri. Diversamente, molto presto anche nelle Marche la soluzione adottata dovrà inevitabilmente reperire personale infermieristico dai paesi asiatici, dell'Europa dell'Est e del Sud America, come già avvenuto in altre regioni”.