di Raffaele Vitali
FERMO – È il giorno di Maurizio Mangialardi a Fermo e delle cinque liste che lo appoggiano in vista delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre. Tanti i volti presenti, tra questi Cesetti, Giacinti, Pasquali, Illuminati, Sebastiani, D'Erasmo e i vari candidati civici, da Garino a Serena.
“Parte la campagna elettorale, in maniera ufficiale nella nostra provincia. Siamo pronti a vincere, siamo agguerriti, non siamo qui per passare il tempo. Abbiamo un candidato preparatissimo e figure forti in ogni lista” introduce a nome della coalizione, in sala Franco Belletti e Tano Massucci, Fabiano Alessandrini. Sulla terrazza del Belli, il belvedere di Fermo, ad ascoltare c’è anche Renzo Interlenghi, candidato a sindaco di Fermo.
“Siamo una regione al plurale, che ha accettato la sfida di essere protagonista in Italia e in Europa. Noi la rappresentiamo, con un progetto regionale molto chiaro”. Cita due date: 20 febbraio, con l’arrivo della pandemia, e il 20 luglio, con l’Europa che ha scelto di aiutarsi e aiutarci. “La prossima settimana il ministro Gualtieri verrà nelle Marche e con lui riscriveremo la storia delle Marche, grazie alle risorse dell’Europa, che ha svolto il suo ruolo di Europa dei popoli”.
È un messaggio che lo caratterizza quello verso l’Europa: “Questa è la prima grande differenza tra noi e i sovranisti. Se fossimo in un mondo normale non dovrebbe neppur esserci competizione: noi crediamo in Europa e chi è in competizione con noi è in gran parte populista che non ha niente a che vedere con quelle risorse che cambieranno l’Italia e le Marche”. Mangialardi si è mosso su più livelli, chiedendo un incontro anche a Sassoli e Gentiloni per ragionare sui 240miliardi stanziati con il Recovery Fund. “E noi vogliamo anche il Mes, soldi per la nostra sanità. Oltre al miglior uso del prossimo settennato”.
Infrastrutture, terza corsia, Salaria e Fano-Grosseto, e sanità con tempi rapidi e snellimento burocratico, per usare al meglio gli 8-10 miliardi che toccheranno alle Marche. “Una somma mai vista nella nostra Regione”. Nel fermano l’ospedale unico procede, “ma sappiamo la necessità del potenziamento della medicina territoriale, che deve crescere” prosegue Mangialardi. Che si affida ai candidati sul territorio per rimontare e provare a vincere.
“Noi dobbiamo narrare e non possiamo puntare l’indice su qualcosa e qualcuno. Non mi servono padrini, come invece deve avere l’altro candidato, a me bastano i marchigiani”. E pensando a Ceriscioli, è chiaro: “Spero di non vivere i suoi cinque anni, tra crisi economica, il fallimento di Banca Marche, terremoti e Covid. Noi oggi possiamo cambiare pagina, abbiamo sfide diverse dal suo periodo, per questo non guardo indietro e parlo del futuro, dobbiamo fare uno scatto in avanti”.
Il calzaturiero è il tema che segna questa provincia: “Intanto abbiamo l’area di crisi complessa, significano risorse e modelli semplificati. La prossima amministrazione, che guiderò, punterà molto sulla sburocratizzazione. Il fattore tempo in economia e in risposta ai cittadini diventa determinante, ci lavorerò e allestirò una task force iniziale per trovare anche modelli più semplici”.
Niente accordo coni 5 Stelle, Mangialardi non si strappa il ciuffo. “Non li ho mai rincorsi, penso di avere lo spirito dei 5 Stelle nella lista ‘Marche Coraggiose’, visto che c’è l’ex candidato Maggi e c’è l’ex capogruppo dei pentastellati Pergolesi. E poi ci sono le parole di Conte e il voto su Rousseau. Spero che questo basti a far capire quello che possiamo dare al mondo dei 5 Stelle”.
Infine, la futura Giunta, se sarà presidente della Regione. “Il criterio non può essere quello delle province. Ho detto che avremo un assessore alle aree interne, ma la rappresentanza territoriale viene dopo competenze e capacità. Poi ragioneremo su quello che serve di più alle Marche e ai territori rispetto alle persone che lo andranno a rappresentare”.