La Poderosa si lecca le ferite ma guarda al buono mostrato contro la corazzata Verona.
PORTO SAN GIORGIO – Fair play in sala stampa, (LEGGI) più di quello visto in campo dove non sono mancati colpi proibiti. Ma almeno la Poderosa ha cominciata tirare fuori gli artigli. Ma questo è il basket. “Complimenti per l’intensità. Ha saputo recuperare un gap importante mettendo poi ferocia e intensità di alto livello”. Andrea Diana parte da qui, per sua fortuna da una vittoria. Ha preso il posto di Luca Dalmonte e ha un solo compito: vincere la stagione. “Abbiamo mandato un messaggio importante che dobbiamo cavalcare: se giochiamo di squadra sappiamo fare bene, e penso ai due tiri aperti di Severini nel finale. Dobbiamo anche capire che serve continuità per 40’”. Come obiettivo si era dato di limitare Thomas e Bonacini: “Ho chiesto impegno al singolo, abbiamo provato la zona e ci lavoreremo”.
E chi deve continuare a lavorare è la Poderosa. “Oggi stride il primo quarto, dove ci siamo complicati la vita da soli. Siamo una squadra che ha necessità di arrivare pronta, il più possibile. Il cambio di allenatore non ci ha permesso forse di preparare al meglio il match, ma poi ci siamo ripresi. Siamo migliorati, abbiamo scovato le contromosse e le giuste situazioni. Abbiamo difeso, poi loro hanno trovato delle giocate dei singoli ed è la forza di Verona. Se è considerata la squadra migliore un motivo c’è”. Deve guardare al bello: “Mai in balia degli avversari, ce la siamo giocata, abbiamo avuto la palla del sorpasso. Con una Verona che ha dimostrato di essere pimpante, è stata una prestazione che non possiamo giudicare male che per il risultato finale”.
Dieci minuti regalati, trenta minuti di squadra che cresce: “Giocare alla pari con Verona è un dato di fatto”. Guardando il positivo, c’è la prestazione di Thompson IV: “Il suo coinvolgimento è uno degli aspetti su cui stiamo lavorando da inizio anno. Cerchiamo di fare sempre di più. Lui a volte fatica ad accendersi, ma quando è una presenza difensiva e offensiva per noi è importante. Oggi l’ingresso di Berti ci ha permesso di sopperire a un suo inizio molle difensivo. Poi nella seconda parte abbiamo potuto sfruttare le sue capacità offensive”.
Cosa è successo con Cucci, espulso dalla panchina, il coach prova a spiegarlo: “Avranno notato espressioni di mimiche facciali, perché lo ha espulso un arbitro a venti metri. Oppure non gli è piaciuto vederlo in piedi troppo spesso. Certo è che in un momento di assoluto controllo del match, eravamo in pieno recupero, ci siamo trovati da palla in mano, per uno sfondo dei nostri avversari, a due liberi contro e palla di Verona. Quando perdi di tre tutto comincia a pesare. Ma non entro nel merito delle decisioni, anche se in un march così equilibrato il peso di questa ha provocato un danno notevole”.
Ma almeno c’è stata energia: “Noi abbiamo bisogno di essere emotivamente carichi. Ci ha permesso di recuperare, poi però quando cammini sulla lama del rasoio non puoi controllare sempre la tua adrenalina. Dobbiamo imparare a non perderci in dettagli, come la palla su rimessa dal fondo. Non possiamo permetterci questi errori”.
Ultimo tiro di nuovo fuori, ma si può allenare? “Non si può allenare il dettaglio. Non possiamo ragionare sulla reazione difensiva. Non è prevedibile, ma il gioco lo costruiamo. Oggi a mio avviso il tiro di Thomas era buono e quello creato con i quattro piccoli anche. C’erano le condizioni, abbiamo preso la palla con il miglior tiratore e l’abbiamo sbagliato. Quello che dobbiamo fare è non vivere con l’angoscia degli errori precedenti i prossimi tiri. Altrimenti qualunque cosa faremo sarà vanificata. Una cosa è certa, sono gli errori prima che fanno crescere la pressione dell’ultimo tiro. Per cui lavoreremo per arrivare sempre meglio all’ultimo pallone”.