FERMO – Da un lato Piero Massimo Macchini, attore, artista, imprenditore. Dall’altro Marco Luciani dell’omonima azienda di costruzioni che da 40 anni è un punto di riferimento provinciale. In mezzo c’è una palazzina nel cuore di Fermo, in via Zeppilli, circondata da pali e reti: il classico cantiere del Superbonus.
“Bisogna finirla di parlare solo di truffe e guadagni, c’è chi lavora in regola, rispetta le norme, tutela il cliente e la ditta” sottolinea Macchini. Il problema è che chi crea il caos è proprio il legislatore. “Vi sembra normale che le regole siano cambiate 16 volte da quando è partito il 110%. Le poche infrazioni commesse in questa palazzina di tre unità immobiliari sono frutto dei cambi continui, non certo di errori procedurali”.
È questo il paradosso che vivono imprese e proprietari di case. “Si dimentica che dietro un cantiere ci sono dei colti, ci sono famiglie, persone che rischiano di vedere andare in fumo risparmi e casa per colpe non proprie” riprende Macchini, che poi aggiunge: “Se no ci fosse stato il Superbonus di certo non avremmo adottato tutta una serie di accorgimenti, dal fotovoltaico a una serie di migliorie per rendere il condominio sempre più efficiente. Lavori impensabili con le sole risorse di ogni condomino”.
È qui che entra in gioco il bonus e inizia il viaggio dantesco tra cassetti fiscali, banche, general contractor e cessione dei crediti. “Per un’impresa come la mia – riprende Marco Luciani – che ha numerosi cantieri capite cosa significa dover modificare continuamente le procedure? Ho dovuto inserire in azienda consulenti specifici, quindi investire”. Quindici cantieri, poi c’è l’area cratere “che è un altro amaro capitolo, perché molti sono fermi a causa dei costi parametrici assolutamente non adeguati”.
Ha rischiato di fermarsi anche la casa di Macchini. È venuto un giorno da me, voleva bloccare tutto. Mi ha detto ‘basta, non si può continuare così, non ho i soldi. Vendo tutto’. Era il momento chiave, quello in cui la banca ha smesso di prendere i crediti, lasciando i condomini in grande difficoltà. Era il momento del nuovo cambio norme in cui dalle cessioni illimitate si passa a una e poi a tre”.
E qui, riprende l’attore, è venuta fuori la serietà della ditta ‘Fratelli Luciani’. “Marco ha avuto la forza di giocare il ruolo di general contractor e quindi si è caricato lui dei lavori del nostro cantiere”. Il rischio di restare con una casa terminata al 70% era altissimo. “Una persona seria, ma quanti hanno questa fortuna? È giusto lasciare le persone in queste condizioni. Tra l’altro senza avere le competenze per capire quello che accade” riprende Macchini.
Luciani tecnicamente si sta indebitando, ma ha le spalle larghe “so che in tre anni rientrerò di questo investimento. Ma è durissima. E ci fa lavorare e dormire male, anche perché combattiamo con un prezzario non adeguato, per esempio gli infissi sono dati a 440 euro la metro quadro, quando non li trovi a meno di 600”. Solo Banca Intesa ha avuto il coraggio di fare accordi cantiere per cantiere, garantendo il lavoro dall’inizio alla fine. “Questo non va bene, anche perché accade solo con le aziende corporate e non con i privati”.
Se non ci saranno altri sgambetti da parte dello Stato, Macchini a fine anno avrà la palazzina completata. Luciani proseguirà con altri cantieri, cercando di rispettare sempre i patti, a cominciare da quelli con gli operai che non si pagano come i Sal ogni 30% di lavori.
“Dal 2021 che è partito il cantiere è come se mi fossi preso una laurea in Architettura e un diploma da geometra. Ma vi pare possibile? Non può essere che paghino le persone per valutazioni sbagliate del legislatore. Chi fa le cose in regola va tutelato, altrimenti non resta che una speranza, trovare persone serie come Luciani” conclude Macchini.
Raffaele Vitali