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Macchini e il mondo dello spettacolo: "Lo Stato non ci tutela". Attori 'poveri' ma buoni: al Murri i ricavi degli spettacoli online

10 Aprile 2020

di Raffaele Vitali

FERMO – Piero Massimo Macchini, come è la vita di un attore senza spettacoli?

“Sto vivendo in balia degli eventi. Non posso chiamare un assessore, ragionare sulla data da recuperare. chiunque chiami trovi qualcuno che sta peggio di te. Ma può essere che si ferma il mondo due mesi e l’economia crolla?”.

Cosa pensa del ‘nulla sarà mai come prima’?

“Non ci credo. Io lavoro sul ‘speriamo per il meglio prepariamoci al peggio’. E’ un approccio un po’ più positivo. E poi c’è il ‘non deve essere tutto come prima’ perché questa quarantena ci ha aperto ad aspetti positivi della vita”.

Tipo?

“Più smart working, più famiglia, più ambiente. Io vorrei ricominciare come prima, ma tenendomi il buono. Dall’altro lato, però c’è la realtà: se faccio uno spettacolo e non posso portare più di cento persone questo cambierà la vita del mio mondo”.

Teatri, musica e cinema che futuro avranno?

“Sono dell’idea che il Coronavirus non può cancellare la vita. Il teatro è esperienza dal vivo con le persone. Come fai a fare lo spettacolo con le persone con la mascherina e distanti uno dall’altro. Non ha senso. La risata è contagiosa. Io voglio le sedie sotto al palco perché se ride chi è sotto arriva in fondo alla piazza. Immaginate uno spettacolo comico con le mascherine, tutto sarebbe ovattato. Non c’è soluzione, l’unica è la normalità”.

I tempi potrebbero essere lunghi, nel frattempo?

“Creiamo, studiamo, facciamo dirette streaming per fare spettacolo, non per ragionare e pensare. Sto mezz’ora collegato dal salotto di casa di mamma e mi immagino di stare dentro un bar”.

Questo tiene la mente serena, ma come alimenta la pancia?

“Lo Stato o chi per lui deve iniziare a legiferare il lavoro dell’attore. Verso all’Enpals quando faccio lo spettacolo, ma non esiste un sindacato come non c’è un vero albo che ti caratterizza. E io mi sento fortunato perché avendo una società sono in cassaintegrazione, ma sono uno dei pochi in questa condizione”.

Come si va avanti considerando il rischio dell’estate?

“Mi sono confrontato con molti amici del nord Italia, con Milano. Il non sapere è il peggio. Il problema è capire cosa farà il pubblico. L’estate per la maggior parte di noi, chi è di fascia media, è il periodo clou, quello di guadagno”.

Lo Stato vi aiuta?

“Nel nord Europa esiste un sistema di sostegno. Se fai tot spettacoli all’anno sei coperto da una pensione. In Italia o lavori o non lavori. L’unica è l’assicurazione personale, ma chi ce l’ha?”.

Quindi cosa chiede per il suo mondo?

“Una legislazione chiara per chi va questo mestiere nelle regole. Stanno emergendo tutti quelli che lavorano in nero non per volontà ma per sistema. Dateci garanzie e il futuro sarà più solido: non può essere che tutti fanno gli attori e nessuno può essere attore”.

Avete provato come Lagrù il sostegno online, qualcuno paga?

“Ci sono delle entrate, ma di certo non è sufficiente. E poi, detto tra noi, abbiamo deciso di darle in beneficienza. Poveri, ma con il cuore. Mi sono inventato Macchini a domicilio, con spettacoli su Zoom e Skype: chi mi contatta fa un versamento direttamente all’ospedale di Fermo. Un minimo di 50 euro, ma c’è anche chi ne ha versati 200. Ho raccolto ormai duemila euro, loro fanno il bonifico e poi mi mandano la ricevuta”.

Non le restano che i webinar con le aziende.

“Marcheting piace, le imprese vogliono 15-20 minuti di spettacolo in mezzo ai loro meeting. Ma è una minima entrata”.

E per fortuna ha la connessione internet.

“Esatto, non è un dettaglio”

In casa si crea?

“La mia comicità nasce molto nell’ambiente domestico e quindi riesco. Lo streaming è una diretta televisiva, un ottimo allenamento. Come tutte le cose dipende cosa hai da comunicare. La quarantena non mi sta danneggiando, anche se con i figli in casa è tosta, lavoro da papà in due fasce coordinate con la mia compagna, che lavora a sua volta: dalle 9 alle 11 e dalle 17 alle 20”.

I suoi colleghi come la stanno vivendo?

“C’è un fermo. Vogliamo non essere preoccupati. La cosa più importante è l’uomo, senza questo di base non ci farai nulla con i soldi. Nel 2016 ho passato 90 giorni in casa per un virus, forse ero testato. Noi attori abbiamo l’anticorpo di chi vive alla giornata, di chi il mestiere se lo ricrea ogni giorno. Non ho mai vissuto la vita dicendo ho mille euro al mese fisse, passo da tremila a trecento in base al lavoro”.

Potrebbe tornare di moda il busker, l’artista a cappello?

“Ma magari, per me quello è il mondo vivo. Vengo da quel mondo, subito dopo la scuola di teatro a Roma. Ma il rischio è anche lì l’assembramento e poi la strada devi saperla vivere. Se ci penso, la prossima estate sarei andato in Inghilterra, Romania e Spagna con lo spettacolo ‘Fuori porta’, dove non parlo e coinvolgo. Ci lavoro da tre anni, ero arrivato un anno fa a due vetrine per organizzatori europei ed erano arrivate le chiamate. E invece…ma bisogna essere ottimisti”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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