di Raffaele Vitali
FERMO – L’illusione per il distretto calzaturiero, e non solo, dura pochi minuti, quelli necessari ad aprire un paio di file necessari a capire esattamente il contenuto dell’emendamento a firma dell’onorevole Mancini che inserisce alcuni comuni all’interno del decreto sud, quello della famosa decontribuzione del 30%.
Emendamento approvato in commissione Bilancio e quindi destinato a diventare legge, considerando che il pacchetto sarà modificato solo alla Camera e arriverà blindato al Senato. Era attesa la modifica, ma non quella proposta dal laziale Mancini (leggi). O almeno, non era quella che si attendevano le Marche del sud. La provincia di Fermo e una parte di quella di Ascoli Piceno, infatti, restano escluse da ogni beneficio.
Anche se l’onorevole Alessia Morani, sottosegretario allo Sviluppo Economico in quota Pd, la pensa diversamente e con orgoglio lo scrive anche su Facebook: “L’emendamento prevede l'istituzione di un Fondo per il contrasto della de-industrializzazione dei territori della ex cassa del mezzogiorno non ricompresi tra le Regioni del Sud beneficiarie di politiche di vantaggio.
Il fondo, gestito dal Ministero per il Sud e la Coesione Territoriale, ha una prima dotazione pari a 135 milioni di euro in tre anni e sarà destinato ai comuni per bandi rivolti al tessuto imprenditoriale. Una buona notizia per la provincia di Ascoli e una parte di Fermo. Ci eravamo impegnati ad adottare una misura per evitare l'esodo delle nostre imprese nei territori di confine che beneficiano della decontribuzione al 30% e l'abbiamo fatto. Questa è la buona politica delle azioni concrete”.
Buone azioni, ma per chi? L’emendamento di Mancini, insieme con il 5 Stelle Segneri, è chiaro: “Riguarda i comuni dei territori di cui all’articolo 3 della legge 10 agosto 1950 numero 646 non ricompresi nelle aree oggetto dell’agevolazione”. Ma quali sono questi comuni marchigiani non inseriti? La legge lo chiarisce: “Quelli compresi nella zona del comprensorio di bonifica del fiume Tronto”.
E quindi, stando al post della Morani, ci sarebbe tutta la provincia di Ascoli e alcuni comuni fermani che fanno parte di questo comprensorio. Ma verificando la legge regionale che definisce i comprensori, l’elenco è ben diverso. Usufruiranno infatti dei nuovi fondi Acquasanta, Acquaviva, Appignano, Arquata, Ascoli, Castel di Lama, Castignano, Castorano, Colli, Folignano, Maltignano, Monsampolo, Montegallo, Monteprandone, Offida, Palmiano, Roccafluvione, San Benedetto, Spinetoli, Venarotta.
Niente da fare quindi, la richiesta della regione Marche e di tutte le componenti datoriali era di emendare inserendo le due aree di crisi complesse, quella picena e quella fermano maceratese. Ma ha vinto l’emendamento Mancini che fa bene a Latina, Rieti e Frosinone e farà bene all’ascolano sponda abruzzese, in primis alla zona industriale del capoluogo che ha numerose aziende pronte a investire e ad assumere. "Una risposta tangibile alle richieste del territorio" commenta Francesco Ameli, consigliere comunale Dem ad Ascoli. Al Fermano non resta che puntare su altre misure, questa ormai è persa. A meno che la Morani non abbia un testo diverso da quello approvato.
Una buona notizia, sempre in commissione Bilancio, arriva invece per le aree terremotate, e qui rientrano numerosi comuni fermani. L'emendamento dell'onorevole Fabio Melilli istituisce un fondo speciale di 160 milioni di euro a sostegno di interventi per lo sviluppo socio-economico dei territori di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria colpiti dai terremoti a partire da agosto 2016. "In particolare - spiega Melilli - uno specifico contratto istituzionale di sviluppo che finanzierà interventi per le imprese e gli enti locali. L'altro aspetto rilevante è l'ulteriore misura che continua a guardare al futuro delle aree colpite dal terremoto incentivando studenti e ricercatori".
@raffaelevitali