di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO – “Bisogna sempre pensare positivo”. Soprattutto se ti chiami Sofia Granatelli, hai 24 anni e rappresenti la terza generazione di un’azienda nata nel 1971 che da Montegranaro ha raggiunto ogni angolo del mondo. Per la prima volta, con il padre Andrea ai box per qualche giorno, ha presieduto da sola il Pitti Uomo, ovvero uno dei momenti clou per un’azienda. “Un clima da pre Covid, nonostante la guerra che toglie serenità”.
Quali buyer avete incontrato?
“Nuovi e vecchi. In particolare da Russia, Turchia, Francia. I russi si sono organizzati, anche i kazaki, si prenotano e arrivano”.
Sanzioni e bombe, ma la Russia compra?
“Soprattutto chi garantisce un prodotto medio alto. Mancando in questo momento le grandi griffe, i russi sono interessati alla qualità e il rublo basso aiuta molto”.
Come affrontate il rincaro delle materie prime e i ritardi di consegna?
“Siamo per forza obbligati a fare degli ordini senza avere ancora le scarpe in produzione altrimenti non rispettare le consegne. Siamo obbligati aa farlo. La gomma soprattutto è un problema, perché i fornitori non possono garantire il costo fino alla consegna”
Ulteriore rischio per l’azienda?
“Essendo un prodotto continuativo, noi non stravolgiamo da una collezione all’altra i modelli e poi usiamo materiali, dal pellame foderabile al cuoio che non cambiano poi tanto. Magari modifichiamo forme e modelli, per la materia prima se ci troviamo bene non modifichiamo. Soprattutto di questi periodi, perché non è facile sostituire un pellame”.
Consumatore ricerca il prodotto formale?
“Il ginnico sta diminuendo, anche se una parte di mercato è blindata. Ma ci sono sempre più persone che tornano al fondo in cuoio, con costruzione importante. Quindi ci aspettiamo di crescere. Un esempio il mocassino intrecciato in camoscio, colpisce occhio ed è confortevole con il suo intreccio più grande e trasversale”.
Ma come si ammoderna il classico?
“Non semplice. Trovare alternativa e freschezza nel prodotto continuativo è complicato. La novità da noi nasce in casa, Andrea (il titolare e padre di Sonia, ndr) quando crea si ferma, riflette e pensa. Magari un colore può ispirarlo, ma parliamo di un sessantenne pieno di esperienza”.
La vostra scommessa è la sneaker?
“In realtà no. È un prodotto che diamo per servizio, a supporto dei nostri clienti principali. La vera novità è il rebranding dell’azienda, nuova comunicazione. Moderni ma senza toccare la qualità”.
Investimenti che funzionano?
“Cresciamo. Siamo 13 in azienda pe runa produzione interna. È una scelta di mio padre, per lui è impossibile che ci sia qualcuno che dà più attenzione al prodotto di chi lo pensa”