*La storia ha i suoi tempi, ma arriva inesorabile. In questo momento, a otto anni dal sisma, siamo ancora nel tempo presente, anche se i giorni cominciano a essere tanti e la stanchezza tra case rotte e chiese chiuse è tanta. Quindi, vivendo l’oggi, si possono dire cose che poi la storia, inesorabile, cambierà.
La prima è che tutti volevano l’ospedale dei Sibillini o del Beato Antonio che dir si voglia. Tra l’altro non è neppure un dettaglio il nome, visto che la prima targa montana è stata fatta staccare e poi cambiata perché il beato primeggiava sulla dicitura territoriale a cui tanto tiene la giunta regionale.
Invece, non tutti lo volevano e la storia lo ricorderà. Basterebbe anche riprendere i tanti articoli dei primi anni post terremoto: alla ferma volontà del sindaco Adolfo Marinangeli, che ha dovuto presentarsi e vincere le elezioni per il terzo mandato per poter tagliare il meritato nastro, si opponeva quella della minoranza e di quasi tutto il popolo di centrodestra, tolto l’onorevole leghista Mauro Lucentini per una colta d’accordo con l’ex assessore al bilancio Fabrizio Cesetti.
“Recuperiamo il vecchio” era il mantra. Concetto ribadito anche quando il sogno veniva pian piano reso concreto dai soldi stanziati. Tra pubblico, giunta Ceriscioli, e privato, 18milioni sul tavolo. Siccome poi un conto è parlare un altro è amministrare, una volta cambiata la guida regionale, la destra, in particolare Fratelli d’Italia, si è resa conto che il nuovo ospedale era davvero una risorsa, non solo un’occasione.
E qui è venuto fuori il sindaco che è in Francesco Baldelli, assessore all’edilizia ospedaliera, che ha messo da parte il colore politico, anche se con Marinangeli non è mai sbocciato l’amore, ma questo è comprensibile conoscendo i caratteri, e ha investito risorse, iniziando a collaborare con chi c’era.
Ora non deve fermarsi, perché il Beato il mezzo miracolo l’ha fatto, ma per renderlo completo servono personale. E di moltiplicatori di pani e pesci ce ne è stato solo uno. Per rendere davvero efficiente il nosocomio servono i soldi, più se ne mettono, più aumenta il personale e i servizi che renderanno davvero la struttura un ospedale per acuti. Per cui, bravi tutti, per una volta, con un plus per il sindaco.
Ma non basta. Va detto e ridetto, anche nel giorno di festa.
*direttore www.laprovinciadifermo.com