di Raffaele Vitali
FERMO – Onorevole Mauro Lucentini, deputato veregrense delle Lega, parliamo di sanità fermana?
“Mi pare che se ne parli anche troppo, quando i problemi non ci sono”.
Tanto rumore per nulla a cominciare dal robot chirurgico?
“Vedete, c’era stato uno stop alla procedura del Robot, chiaro che in Regione tempo fa abbiano pensato di rivedere la situazione”.
Ma starà a Fermo, come lei aveva anticipato poco tempo fa, o no?
“Entriamo nel merito. La prima indicazione di utilizzo è in urologia, poi chirurgia, ginecologia, otorino e oculistica. A questo si somma la capacità dei primari e a Fermo, per cominciare, abbiamo l’urologo Yehia. Infine, c’è il dato delle sale operatorie, di cui Fermo è ben dotata”.
Quindi?
“Probabilmente ci saranno più robot, quello di Fermo coprirà anche Ascoli Piceno. Un altro lo immagino per Macerata e Ancona. È evidente che una valutazione politica ci sarà insieme a quella di programmazione sanitaria”.
Lei non vede un Murri in difficoltà?
“Vedo più una volontà di creare una cortina fumogena usando il robot, magari per far sì che qualche primario di livello possa lasciare Fermo tentato da sirene vicine. Ma questo non accadrà”:
Cosa la fa essere così sicuro?
“Abbiamo rassicurato ogni primario che avrà a disposizione le tecnologie adeguate. Considerando che mancano decine di milioni per riempire il nuovo ospedale. Sono certo che la Lega, che ha in capo la Sanità, non permetterebbe mai di svuotare il potenziale dei medici di Fermo. Il buono che abbiamo ereditato va tenuto. Poi ci sono le tante cose da migliorare rispetto all’era precedente. I primari stiano tranquilli che la politica non li lascia soli”.
Obiettivi concreti?
“La prima mossa è scegliere il direttore generale competente. Poi miglioriamo passo passo la nostra struttura. Le pressioni in ogni Area Vasta sono enormi, ma Fermo ha i criteri per ottenere quanto immaginato”.
Nuovo ospedale, la ditta è efficiente, pronti a investire quanto manca?
“Siamo pronti a fare l’analisi con la parte tecnica e politica per vedere se quello che sta su carta è ancora attuale rispetto alle esigenze del territorio. Non può essere una fotocopia del vecchio ospedale. L’importante è che si calibri bene con la medicina del territorio”