FERMO - 24 piazze in tutta Italia, tutte le regioni coinvolte per far capire l’importanza del settore ristorazione e pubblici esercizi. “Insieme facciamo capire al Governo che si è criminalizzata una categoria che ha rispettato i protocolli e ha educato i consumatori alla distanza” spiega Massimiliano Polacco direttore della Confcommercio.
“Non diciamo la piazza, la comunicheremo domani mattina come richiesto dalla questura. Dovrà essere una manifestazione sicura e tranquilla per comunicare il disagio della categoria” prosegue Polacco.
“Non mi pare logico che i ristoratori distruggano i loro locali, per cui domani ci sarà grande calma” sottolinea Moreno Cedroni, chef stellato e presidente Fipe Marche Centrali Marche. “Il disagio c’è. Nelle Marche forse un caso interno a un locale da inizio pandemia. E poi, se guardiamo la Francia, che per prima ha chiuso i locali e ha raddoppiato i contagi, è evidente che non siamo noi che aumentiamo i casi. La scelta delle 18 è una mossa durissima. Avremmo accettato le 23 senza problemi. Ora cerchiamo in silenzio di farlo presente”.
A meno che chi ha deciso non abbia altri scopi, riprende lo chef senigalliese: “Non vorrei che la situazione sia così difficile che il Governo non sia in grado di contenerla. Spero che non sia una situazione cuscinetto per poi chiudere tutto. Lo dico e spero di non doverlo ridire più”.
Polacco aggiunge: “Non è solo la fabbrica il lavoro, anche la ristorazione. Conte lo deve ricordare”. Nelle Marche le imprese interessate sono più di ottomila con 13.500 dipendenti donna e 9843 uomini. Chi sopravvivrà? Si immagina il 20% di chiusure con un importante impatto sulla occupazione. “Quasi 40mila persone tra imprenditori e dipendenti sono a rischio”. Già è stato perso il 30% dei consumi delle famiglie, che garantiscono 62milioni di euro all’anno di entrate nelle Marche.
E Cedroni aggiunge: “La serata rappresenta il 70% del lavoro. per cui il numero degli addetti dovrà diminuire per forza, rischiamo la metà delle persone a casa, quindi grande uso della cassa integrazione. Una cosa è certa, chiudere alle 18 sembra una decisione punitiva. Mentre questa categoria ha rispettato ogni protocollo. Siamo in una fase chiave, si sta avvicinando il Natale. Tra chiusure e paure si sta uccidendo un settore”.
Capitolo aiuti. “In questo caso, togliendo il 70% di fatturato è indispensabile. In altri Paesi l’aiuto è reale e importante, ho paura che invece il nostro Governo sia povero e arrivi poco alle attività. Non lo sappiamo, attendiamo il decreto, speriamo almeno sia proporzionato alla perdita di ognuno. Di certo il criterio base deve essere quello relativo al calo di fatturato”.
Poi ci sono sempre Regioni e Comuni che possono contribuire incidendo sulle tasse. “Ho incontrato Carloni, che mi ha chiesto situazione, numeri e possibili azioni di aiuto. Stiamo ragionando su interventi differenti dal Governo” ribadisce Polacco.
Per la manifestazione sono coinvolti 50 imprenditori, la maggior parte della ristorazione: un numero limitato perché “noi siamo un settore che rispetta le regole”. Manifestazione silente per mezz’ora, tutti a terra vestiti di nero con dei cartelli e una tavola imbandita, poi la tromba e l’inno d’Italia cantato in gruppo. Forse un discorso toccherà ai presidenti, quindi a Cedroni. “Una grande scenografia, con droni che riprenderanno dall’alto la manifestazione”.
Sono arrabbiati i ristoratori, ma restano civili: “Noi dimostreremo che non meritiamo questa decisione. Con il silenzio faremo capire che ci sono lavoro e professionalità, nessuna violenza: noi i violenti non li vogliamo” conclude il direttore della Confcommercio che assicura: ogni angolo della regione sarà in piazza, dai comuni terremotati alla costa fermana, da Ascoli a Pesaro e Ancona.
Raffaele Vitali