Niente calcio, niente basket, niente volley. Dura la vita ai tempi del Coronavirus. E non solo, perché anche pub e pizzerie non è che se la passino tanto bene, visto che chi può resta a casa. Pochi giorni fa lo ha detto senza esitare l’imprenditrice Graziella Ciriaci: si sta riscoprendo il consumo familiare di prodotti locali.
Ma non basta questo, purtroppo serve di più. Serve la normalizzazione di cui tanti parlano, ma che è difficile da attuare. L’assenza dei campionati ha allarmato le persone ancora di più della chiusura delle scuole. Perché il business che ruota attorno al mondo della serie A di ogni sport, per stare al top, è tale che nessuno riesce mai a metterlo in discussione.
Eppure è andata così. Le squadre cercano di allenarsi, senza eccedere con i carichi, non sapendo quando le gambe dovranno tornare a correre velocemente. Lo sport per una volta è diventato umano, è diventato parte della vita di ogni cittadino e in questo modo ne vive ogni aspetto, anche quello della debolezza.
Solo che senza sport le persone perdono quel momento di sfogo e di gioia. E di condivisione, parola che in questi giorni fa paura tanto quanto virus, visto che uno dei problemi è proprio lo stare insieme. Si ragiona così sull’ipotesi di giocare senza pubblico per non mettere in difficoltà i campionati. Ma cosa è lo sport senza tifosi? Ha senso vivere un we senza passione, senza urla, senza calore? Certo, birra fredda e frittatona di cipolle hanno accompagnato la crescita di ogni under 50, ma basterà? Forse peggio è anche l’ipotesi di far giocare due partite sì, magari quelle della Poderosa per stare alla palla a spicchi, e cinque no.
La serie C almeno si è riorganizzata, sta dando certezze alle società con un calendario già stilato e molto intenso. Il basket, in questo, viaggia come sempre a una velocità ridotta perché prima va risolto ogni problema del mondo dorato del pallone. Saltano finali di Coppa, si rinviano sfide europee, si teme per i play off che arriverebbero troppo vicini all’era olimpica. Ma quale è il problema per la pallacanestro? Pochi i giocatori destinati alla Nazionale e di certo qualche partita in più male non può fargli.
Per cui, riflettere bene. Lo sport senza tifosi è come una fiera del mobile e o delle scarpe senza buyer. Il vuoto può fare più danni di un rinvio, spegnendo passione e fiducia nel futuro. Pazienza quindi e se proprio vi mancano basket e calcio, prendete una palla e andate al capetto. Quelli non li ha ancora chiusi nessuno.
Raffaele Vitali