di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO – Ci provano gli imprenditori della moda a resistere a negozi chiusi, lockdown, calo del turismo. E quando sentono aria di ripresa, arriva sempre una nuova notizia negativa. Alle porte del Pitti Uomo (11-13 gennaio), il salone della moda per l’uomo più importante a livello europeo, prima ci si sono messi alcuni big, come Brunello Cucinelli, che hanno rinunciato, poi è arrivata una mail dell’organizzazione ai buyer russi. Poche, chiare e dispiaciute righe per dire che “lei è vaccinato ma con un siero non approvato dall’Ema”. E quindi, niente accesso al salone della fortezza da basso.
Questo ha provocato la reazione di molto imprenditori che hanno trovato subito il miglior portavoce, il presidente della Camera di commercio delle Marche, Gino Sabatini. “I buyer russi non parteciperanno all’edizione di Pitti Uomo 101 pur avendo completato il ciclo vaccinale, ma con lo Sputnik che non è valido per ottenere il green pass in Italia. Non oso pensare quale impatto distruttivo possa avere la conferma di questo divieto anche per la prossima edizione del Micam”.
Questa è la questione, perché ora c’è il Pitti, che per il distretto calzaturiero e il comparto moda marche in generale ha un peso relativo, per quanto sia la vetrina di più alto livello, ma poi la fiera di Assocalzaturifici che vale una fetta importante dei budget delle aziende.
“Il problema è nazionale. Il settore moda non ha confini, ma – prosegue Sabatini – solo nelle Marche vale oltre 5 miliardi (85 in Italia) di fatturato, pari al 7,2% del totale regionale, e impiega il 7,5% degli addetti d'impresa (37mila su 460mila che valgono l'11,9& di tutto il manifatturiero). Eppure continua a essere il più penalizzato dalla crisi pandemica. I ristori non possono bastare. Servono azioni".
Una sarebbe il riconoscimento dell’Italia alla doppia dose del vaccino Sputnik, in attesa del riconoscimento dell’EMA. "È possibile, lo dice anche l’Unione Europea che parla di ‘decisione nazionale’. Sarebbe un grande passo verso un mercato fondamentale che a livello italiano, per la moda, vale oltre un miliardo e mezzo di euro".
Non resta che reagire: “Non discuto sulla necessità di garantire la salute degli italiani – aggiunge il numero uno camerale che è anche vicepresidente nazionale di Unioncamere-, ma chiedo che ci sia una riflessione che porti a un modello operativo sostenibile per le aziende. Altrimenti perché sostenere il sistema fieristico?”.
Soluzioni si possono trovare. Ad esempio, piuttosto che dire ai russi che non possono entrare, “si potrebbe comunicare per tempo che, oltre all’obbligo di doppia dose di Sputnik, si debbano obbligatoriamente sottoporre alla somministrazione quotidiana di tamponi rapidi”.
La quesitone va affrontata ora, Pitti Uomo è la miccia su una quesitone esplosiva che può danneggiare pesantemente il comparto moda e non solo: “Con la Russia che rappresenta il primo mercato di riferimento per i nostri distretti – conclude Sabatini – bisogna trovare una soluzione condivisa. È necessaria una scelta coraggiosa che tenga conto del quadro sanitario, ma al contempo non affondi il made in Italy”.