di Francesca Pasquali
FERMO - C’era un po’ di preoccupazione, fino a qualche settimana fa, all’Ipsia “Ricci”. Si temeva che, la paura del Covid, avrebbe sbarrato agli studenti le porte delle aziende fermane. Quelle dove, in tempi di pace, i ragazzi imparano il mestiere che, forse, faranno da grandi. Una preoccupazione che si è sciolta quando, dalle aziende, sono cominciati a fioccare i “sì”.
Porte aperte, dunque, per 46 studenti che hanno concluso la prima settimana di stage in 45 aziende del Fermano. «Ogni alunno delle sezioni Meccanica, Riparazione veicoli a motore ed Elettronica ha trovato una ditta che lo ha accolto per un periodo di due settimane, nella prima metà di febbraio», fa sapere la preside Annamaria Bernardini. Un’esperienza positiva, dopo i mesi di lezioni da casa, alternate ai laboratori a scuola.
«Le aziende si sono dimostrate disponibili anche a far entrare i docenti-tutor e hanno sempre espresso giudizi positivi sulla preparazione dei ragazzi», spiegano i prof. Renzo Montesanto (Elettronica) e Stefania Fioravanti e Marco del Gatto (Tecnologie meccaniche) che hanno fatto visita ad alcune aziende convenzionate (la Savelli ascensori di Fermo, la Picenia Trasformatori di Campofilone e la TEC Impianti di Grottazzolina, per il settore Elettronico, la Meccanica Elpidiense, la CMT di Talamonti Sandro & C, lo scatolificio Scheggia di Scheggia Vinicio e C. SAS, la Decam srl, PF Stampi srl, la Tre Elle e la RM di Ramadori Michele, per il settore Meccanico, l'autofficina Rossi Paolo di Montegranaro, per il settore Riparazione veicoli a motore).
«La possibilità di svolgere le attività di laboratorio in presenza e di ritornare a poter effettuare lo stage in azienda hanno determinato una ritrovata motivazione allo studio e le condizioni favorevoli per poter raggiungere i livelli di competenza previsti al termine del percorso formativo», rimarca Bernardini.
Non solo. Perché, dimostrando di saper fare e di aver voglia di imparare, gli studenti si spianano la strada verso una futura occupazione. Che ci sarà. Secondo le previsioni di Unioncamere fino al 2024, infatti, «l’offerta complessiva di neo-diplomati è in grado di soddisfare solo il 60% della domanda potenziale, con situazioni ancora più critiche per alcuni indirizzi come la meccanica e la logistica». Lavoro quasi assicurato, quindi, per chi sceglie una scuola professionale.