FERMO – Istituto universitario per mediatori linguistici e presidente dell’osservatorio nazionale sulla Lis (Ossmed), questo è Carlo Nofri che inaugura l’anno accademico dell’università San Domenico che ha sede a Fermo, Roma e Foggia. In particolare del Corso di Laurea per Mediatori Internazionali delle Lingue dei Segni.
Al suo fianco l’onorevole Augusta Montaruli, sottosegretaria di Stato al ministero dell’Università. “Figlia di genitori sordi, da sempre una paladina dei diritti della comunità sorda e della lingua dei segni italiana. Che finalmente nel 2021 è stata riconosciuta come lingua di minoranza non territoriale. L’onorevole – ricorda Nofri - nel 2019 fece un intervento in Parlamento nella lingua dei segni che ebbe il merito di sollevare l’attenzione dei media. Ci incoraggia a proseguire questo progetto di laurea sperimentale internazionale per mediatori della lingua dei segni”.
Fermo e la San Domenico sono un piccolo unicum, venti studenti già laureati e 45 da tutta Italia iscritti al nuovo triennio. Per questo non è voluto mancare Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche, che nell’incontro online interviene usando come sfondo la storica sala del mappamondo di Fermo. “Noi crediamo nell’inclusività, per questo abbiamo pensato a ‘Marche for all’ che vuole rendere le Marche davvero la terra di tutti”. Tassello chiave è la ‘Fermo deaf friendly city’ “che mira ad abbattere le barriere comunicative e scrivere una pagina di turismo accessibile”. Il tutto con il supporto anche dell’Università di Parma, che è una Research University in un mondo dominato dalle teaching University, come ribadisce Nofri.
La San Domenico è una Università a tutti gli effetti, il suo direttore Nofri lo ribadisce senza sosta. E Fermo pian pino lo sta capendo che non c’è solo l’Università Politecnica di Ancona presente in città. Se il capoluogo di provincia si può fregiare del titolo di ‘Città Unesco dell’apprendimento’ è anche per la presenza dei mediatori cultuali in città.
“Quest’anno per l’inaugurazione dell’anno accademico abbiamo chiamato Roger Abravanel, l’ideologo della meritocrazia, ex manager diventato scrittore che devolve in beneficienza i proventi dei libri, finanziando borse di studio. Meritocrazia che deve fare rima con democrazia, dove diritti e opportunità devono trovare il giusto bilanciamento” introduce Nofri che ringrazia Fabrizio Luciani, presidente di Confindustria Fermo, che ha patrocinato l’inaugurazione.
L’onorevole Montaruli ascolta e con gioia interviene: “Il riconoscimento della Lis era atteso da trent’anni dalla popolazione non solo sorda. Per me è una lingua madre, la legge ha delle ripercussioni importanti. La Lis, che ha una sua grammatica, oggi è accompagnata da percorsi formativi”. Il pensiero più riconoscente va agli iscritti: “Vi dico grazie, a voi che avete scelto di studiare la Lis. Vi prendete un impegno, che è quello di continuare il percorso di civiltà di chi per primo ci ha creduto e che ha permesso di tramandare la lingua. Parlando di merito, non è esclusione, ma inclusione ovvero dare la possibilità di primeggiare a chi parte da condizioni anche svantaggiate, superando traguardi che magari sarebbero limitati. Noi vogliamo che la popolazione studentesca si senta inclusa nei percorsi universitari e volgiamo che gli studenti possano sentire che chi più dà in termini di capacitò di studio, impegno e dedizione possa avere complete opportunità”.
L’obiettivo di Acquaroli è fare della Lis un perno della cultura dei ragazzi. “A Fermo siamo al terzo anno di corso, grazie a voi. Siamo partiti prima del riconoscimento e questo è un tratto distintivo che deve inorgoglirci”. Orgoglio che sottolinea anche il rettore di Parma: “Fermo ha avuto la capacità di iniziare prima, un impegno che ha permesso, come il lavoro dell’onorevole Montaruli, di far comprendere il significato di inclusione. Il riconoscimento è il traguardo frutto del lavoro di tanati coraggiosi”.
Essere Learning city ha portato Fermo anche all’interno di un cluster che si occupa dell’inclusione per le cinque città Unesco italiane. “Formazione e accessibilità corrono insieme. Nel progetto Fermo deaf friendly il creare una città a misura delle persone, di tutti, è fondamentale. Fermo è pronta a lavorare con Università, Regione, Governo in modo da portare l’attenzione del locale, che è vicina ai cittadini, a livello nazionale, cosa fondamentale per un confronto continuo nel mondo” aggiunge Francesco Trasatti, presidente del Consiglio comunale.
Per parlare di limiti da superare, Carlo Nofri ha voluto come testimonia Elisabetta Cocciaretto, tennista sangiorgese che indossa la maglia della Nazionale e ha saputo superare tante difficoltà. “Ho 21 anni e già un intervento chirurgico al ginocchio che mi ha tenuto lontano dal campo sette mesi. Non semplice rientrare. Ero lanciata, poi lo stop e ora ho ripreso, perseguendo i miei obiettivi, migliorandomi e giocando sempre più partite. Ho preso consapevolezza dei mezzi e sono migliorata. E così ho vinto il torneo in Messico, in modo inaspettato perché c’erano avversarie molto forte. È stata la prova che posso competere con le migliori. Il mio sogno è giocare a tennis e quindi sono sicura che il futuro mi riserverà gioie”. E lo fa, la Cocciaretto, conciliando sport e studio universitario: “Mi sto preparando per Diritto Industriale, non facile, sacrifici, ma ci proviamo”.
Impegno e successo, una storia di meritocrazia? Ad Abravanel il compito di chiudere l’inaugurazione dell’anno accademico. “Il mio ultimo testo Aristocrazia 2.0 parla ai giovani. Oggi, di fatto, nelle società avanzate è nata una nuova aristocrazia in cui le famiglie e i genitori passano ai propri figli non denaro e risparmi, ma l’accesso a un’eccellente educazione. Soprattutto a livello di alta formazione. Questo sta cambiando il mondo”.
E quindi? “L’Italia potrebbe offrire opportunità enormi ai giovani, ma non lo fa da 50 anni. Per tre ragioni di fondo: la colpa delle imprese e del capitalismo; le università; lo Stato per la giustizia civile”. Si concentra sull’Università. “La prima cosa da spiegare è che economia non è solo fabbrica, altrimenti restiamo inchiodati al passato. Ma oggi siamo già al post industriale, con i servizi che contano quanto e più delle fabbriche. Non basta più il talento dell’imprenditore, ci sono quelli di centinaia di migliaia di laureati. Oggi siamo nell’economia della conoscenza. Il Covid ha accelerato tutto questo, pensiamo ai vaccini. In questo, le imprese più avanzate nella ricerca e nel digital che sono già vincenti, oggi stravinceranno”.
Il problema per Abravanel è che “il diritto allo studio c’è, manca il diritto al lavoro. Servirebbero due-tre università di eccellenza, poi una decina di teaching che devono puntare di più sul mercato del lavoro. Ma questo significa ripensare la didattica, che deve lavorare sulle soft skills. Se vogliamo una vera meritocrazia servono competizione e fiducia” conclude Abravanel mentre le laureande Giulia Clementi e Anastacia Cipollone proseguono la traduzione dell’incontro nella lingua dei segni.
@raffaelevitali