di Raffaele Vitali
MILANO / MONTE URANO – Andrea Santori, titolare di Santori Pellami, Lineapelle ha aperto le porte. Con che spirito?
“Inizio ottimo. Intanto perché funziona l’abbinamento con i macchinari del Simac. L’accoppiata piace molto agli stranieri che vengono a comprare le nostre tecnologie, da sempre all’avanguardia. È un importante effetto traino. E poi, Lineapelle è il riferimento internazionale, è il Micam del suo settore”.
Buyer?
“Siamo partiti con coreani, Hong Kong e Stati Uniti”.
Mercati per lei noti?
“Ci lavoro come fornitore. Chiedono prodotti italiani. Soprattutto i coreani cercano una fascia alta, parliamo in particolare di chi produce calzature. Gli Usa invece puntano sulla quantità e le produzioni di massa. Fanno il campionario con noi, poi passano per la Cina e l’Oriente per produrre le quantità”.
Il quadro economico generale la preoccupa?
“I mercati sono simili, non è solo questione di Europa. Chi per svalutazione della moneta, chi per l’inflazione, ci sono delle problematiche che causano una contrazione del mercato, si nota una riduzione negli ordini. Anche chi lavora con l’Arabia stenta, perché in quel mercato i numeri sono piccoli”.
Santori porta novità in fiera?
“Per collaborare con gli chi opera nell’abbigliamento, abbiamo una cartella colori con 140 varietà, l’Anima color’, che abbiamo sviluppato con una stilista. Questo perché chi fa l’abbigliamento poi detta la tendenza e i colori anche alla calzatura. Si pensava a un ritorno del classico, ma ancora la scarpa sportiva è dominante. E questo significa poi operare a livello di pelli diverse e tanto glitter o i consumati. Noi siamo così in grado di dare una base ai clienti, poi ognuno sceglie il pellame da abbinare”.
Altri comparti in cui state investendo?
“La nautica è una certezza, perché abbiamo un prodotto particolare che stiamo portando sul mercato. Una pelle che ha la caratteristica di resistere alla salsedine. Stiamo portando nei poli romagnoli e veneti, per target alti. Riduce o elimina le crepature”.
Mercati nuovi?
“Stiamo aspettando la ripresa dei mercati. Obiettivo è mantenere i clienti, dando un servizio migliore”.
Il calzaturiero corre davvero, come dicono i dati dell’export?
“I dati vanno letti. Svizzera e Francia sono legate ai brand. A livello locale le produzioni sono diminuite. Quindi, resistere”.
Sostenibilità, voce preponderante?
“Piace molto all’estero, soprattutto la pelle sostenibile. In Italia siamo ancora indietro. Poi se parliamo di vegano, invece, è ora di parlare di sintetico e non più di pelle”.