Tra i padiglioni i grandi assenti sono stati i cinesi, ma non come visitatori, vedi Micam, ma come espositori. Ne erano previsti 120 e nessuno si è presentato. Al contempo, la fiera che unisce pelli e accessori, resta il momento chiave di un settore che vive la crisi del calzaturiero, almeno nel Fermano, il rallentamento dell’automotive, ma la crescita del settore pelletteria: il tutto significa meno dieci per cento di export e -10% di produzione.
Eppure, i padiglioni erano già pieni fin dal primo giorno, grazie anche a molti calzaturieri che hanno approfittato dell’ultimo rilassante giorno del Mica, utile solo a tenere i padiglioni aperti. “Siamo qui con i nostri prodotti migliori, con il metal free, con le pelli conciate riducendo al minimo l’impatto ambientale. E a riprova abbiamo ottenuto anche la certificazione PEF, una metodologia specifica che consente di eseguire una valutazione del ciclo di vita dei prodotti in modo comparabile e riproducibile. Ci siamo arrivati con una nostra ‘ricetta’, messa a punto con le concerie con cui lavoriamo, principalmente in Campania, usando molto gli ovocaprini, e in Veneto per i vitelli” spiega Sara Santori, che degli accessoristi fermani è la presidente.
La pelle sta affrontando anche una sfida mediatica, quella di far capire che è un materiale di riciclo. “Il futuro è riuscire a certificare tutta la filiera, dalla culla alla tomba dell’animale, che ne segua la sua intera vita” prosegue Santori sfiorando con le mani la sua Naturella, pelle sempre più riferimento del mercato.
Pelli anche in uno stand vicino, quello monturanese della Roc Pellami di Alberto Trocchiani ed Elmo Gallucci. “Spero di intercettare nuovi clienti, in particolar modo americani, con il dollaro a questi livelli sarebbe ottimo lavorarci” sottolinea il titolare che ha nell’Europa e nell’Italia i mercati storici. “Da sempre noi usiamo pelle da macello italiano, che poi viene lavorata in modo anche particolare, in particolare per renderla vintage. Quest’anno un prodotto di punta è la pelle iridescente e l’ologramma”.
Il loro mercato resta la calzatura di fascia medio alta, “del resto la fetta di livello basso sta scomparendo, schiacciata dall’estero. E anche per questo noi guardiamo a Spagna, Portogallo e Francia, dove forniamo numerosi clienti, grazie anche al fatto che abbiamo investito da anni sul magazzino, dove abbiamo lo stock di pelli in pronta consegna”. Flessibilità e qualità, due ricette che funzionano insieme con la struttura snella, 11 dipendenti, che fattura quasi 5 milioni.
Raffaele Vitali