BELMONTE PICENO – ‘Rama de grannnala’ dicono gli autoctoni. Da Grottazzolina a Belmonte Piceno era come viaggiare sull’erba”. E così passando per Montegiorgio verso Corridonia: una fascia di territorio colpita dalla grandine.
Prima foglie e alberi a rendere difficile la viabilità, poi, purtroppo per i campi, la grandine. “Ma all’una di notte era già tutto finito, con 40 centimetri di ghiaccio davanti agli occhi” racconta il sindaco di Belmonte Piceno, Ivano Bascioni.
Il suo è uno dei comuni più colpiti, insieme a Montelparo, Montefalcone e Monsampietro Morico, del Fermano. “Siamo stati anche isolati per un po’ di tempo: due grandi piante erano crollate, una lungo la strada verso Servigliano e una verso Grottazzolina”.
E lì è scattata la macchina del volontariato e poi quella istituzionale: “Sono intervenuti alcuni cittadini che a spalla, spingendo, sono riusciti a ripartire un passaggio, poi il personale della Provincia, che ha liberato la carreggiata, e il nostro operaio del comune, che dalle sei non si è fermato un attimo, insieme con la Protezione Civile. Sono stati efficienti, anche perché i vigili del fuoco avevano già tante chiamate e dovevano intervenire prima dove c’era un pericolo immediato per le persone” prosegue Bascioni.
“Ormai penso che mancano solo le cavallette, se pensate che ho anche dovuto chiudere il centro perché si era staccato un cavo dell’Enel”. L’emergenza è ormai sotto controllo, quello che sarà da valutare è il costo: “Dalle ditte per il movimento di terra alla pulizia delle strade, speriamo che la Regione trovi il modo di rimborsarci”.
Non cambia il quadro spostandosi di qualche chilometro, anzi peggiora a Monsampietro Morico: “Un disastro. Non ricordiamo una violenza tale in così poco tempo. Danni ingenti all’agricoltura. Abbiamo avuto molte famiglie isolate e rimaste senza energia elettrica, in particolare nella zona di Sant’Elpidio Morico” spiega la sindaca Romina Gualtieri.
“Per fortuna numerose squadre dei vigili del fuoco, insieme con la Protezione civile, sono intervenute aiutandoci a ripristinare il più possibile la normalità” aggiunge guardando la chiesa che si era allagata e gli enormi chicchi di grandine a bordo strada.
E che i danni ci siano lo racconta Marco Mancini, terza generazione dell’azienda di famiglia che da 93 anni produce frutta lungo il fiume Tenna nel territorio di Belmonte. “Abbiamo perso tutto, la grandine ha letteralmente cancellato una intera produzione” sottolinea sconsolato.
“E per fortuna che abbiamo l’assicurazione, altrimenti sarebbe una tragedia in mezzo al disastro”. La grandine questa volta ascia poche speranze: vedete – spiega prendendo una prugna – questi frutti son tutti rotti, non si possono né raccogliere né vendere. E non parlo di quelli già caduti”. C’è poco da sperare: “Forse salveremo qualcosa dei frutti pelosi, in particolare le pesche, ma è presto per dirlo, se riusciremo con qualche trattamento magari li potremo far maturare in sicurezza. Al momento direi che i mercati e i negozi la nostra frutta non la vedranno. Forse qualcosa per il magazzino dove vendiamo al dettaglio e il cliente è meno esigente”.
Tremila piante a disposizione, il 90% dei frutti colpiti. “Questo è un primo sommario bilancio. Questa notte mio padre è subito uscito, ha capito il disastro a cui andavamo incontro. E arriva proprio mentre stavamo lavorando per crescere, abbiamo anche fatto domanda per i fondi europei e siamo in attesa della risposta per poter portare tecnologia e ampliare la produzione” prosegue Marco che già aveva saputo superare il freddo di marzo, primo nemico di un’annata travagliata.
Raffaele Vitali