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L'Igp per le calzature è realtà: Bruxelles ha detto sì alla proposta nata a Monte Urano. "Ora il consorzio, poi il marchio: porterà lavoro"

11 Novembre 2023

di Raffaele Vitali

MONTE URANO – “Making products which are strongly linked to a specific geographical area often depends on local know-how and is often based on the use of local production methods that are rooted in the cultural and social heritage of the home region of such products. Efficient intellectual property protection has the potential to contribute to increased profitability and attractiveness for traditional craft professions”.

In queste righe del Parlamento europeo c’è il succo del lavoro durato anni di tre sognatori: Moira Canigola, sindaca di Monte Urano, Germano Craia, imprenditore ed esponente di Azione, Federico Lazzari, fondatore agenzia di lobbying e comunicazione a Bruxelles. Sono loro che hanno reso possibile quanto accaduto tra Parlamento, Commissione e Consiglio europeo: l’Igp per il prodotto artigianale, “per la scarpa del distretto fermano – maceratese”.

“La novità- spiega Nahuel - è che il 18 ottobre il consiglio ha firmato quanto approvato dal Parlamento il 12 settembre, dopo che a fine 2022 si era raggiunto il compromesso sul testo ancora in consiglio”.

Quando Craft Europe è partita, supportata da Moira Canigola, e poi da tante associazioni di categoria europee, forse nessuno ci credeva. “Tempi rapidi per la firma sull’atto che riconosce la produzione geografica”.

I punti salienti li riassume Federico Lazzari: “L’accordo è stato sui numeri di passaggi produttivi nell’area geografica. Per l’Europa deve esserci almeno una fase di produzione. C’è poi l’aspetto normativo, europeo e nazionale. Infine, la questione costi, che l’Europa non vuole siano un freno per gli artigiani che vogliono ricevere il riconoscimento. Per questo ci sarà un ufficio dedicato alla proprietà intellettuale, che fornirà una sorta di assistenza alle micro e piccole imprese”.

Alla fine della trafila burocratica si otterrà un riconoscimento. “E’ dal 2018 che ci muoviamo. Siamo passati dall’audizione di Moria alla Camera delle Regioni alla rete creata con tutte le realtà interessate, dal vetro di Murano alla porcellano di Limoges. Pur partendo da Monte Urano, siamo arrivati a una disposizione europea che riconosce l’artigianalità”.

C’è chi ha remato contro, ma alla fine i piccoli artigiani europei hanno vinto. Tutto è partito dalla calzatura, “ma ne potranno beneficiare i cappellai, i produttori di fisarmonica. Tra dieci giorni potranno iniziare una trafila burocratica e in pochi mesi avere il riconoscimento” aggiunge Craia.

Molto adesso spetta gli imprenditori e ai comuni: bisogna creare il consorzio di tutela del prodotto per farsi poi certificare. “Inizia ora una procedura con aziende e associazioni di categoria per lavorare e definire protocolli e requisiti per un marchio che non può che aggiungere qualità e riconoscimento” riprende la sindaca Canigola.

Craia dei camali con le associazioni già li ha aperti, “Cna ha collaborato a lungo e Confindustria era stata informata fin dall’inizio” chiarisce la Canigola, ma aspettava l’ok finale per coinvolgerli del tutto. “Il consorzio di tutela, come i vini e i formaggi, l’ultimo a Campofilone, va fondato e creato. La procedura è similare a quella dell’Igp agroalimentare”.

La sfida quindi ora è per gli imprenditori e le associazioni locali che devono consorziarsi e definire quindi un’area. “che per le calzature è necessariamente il distretto fermano-maceratese, “con la possibilità di andare in deroga in caso di singoli artigiani meritevoli”.

Il consorzio, che è ente che si certifica ma garantisce la sicurezza del marchio, ha la possibilità di darsi regole anche più restrittive: “Ce le aspettiamo, per la scarpa non può certo bastare un solo passaggio della produzione. Chiaramente più passaggi si chiedono sul territorio, più occupazione può esserci” ribadisce Craia.

Per questo ora vanno stabilite le caratteristiche dietro il marchio. “Va dimostrata la storicità culturale, per questo serve un territorio di riferimento che deve avere storia. La direttiva, infatti, è nata per difendere un copyright culturale, pensiamo alle posate di Solingen in Germania. Noi siamo partiti dalla cultura che c’è dietro il prodotto, quella capacità di reggere nel tempo” prosegue Canigola.

“Si possono finalmente certificare anni di lavoro dei nostri padri e nonni: qualcosa che ci fa davvero essere felici. Bisogna però andare veloci, perché il marchio provvisorio potrebbe essere ottenuto nel giro di quattro mesi. Poi ci saranno burocrazia e pratica di approvazione” chiariscono i tre che si mettono a disposizione degli artigiani delle associazioni e dei comuni che dovranno fare parte del consorzio, per ogni chiarimento.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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