BRUXELLES – L’Europa, che viene descritta come lontanata e fredde, in realtà ha un impatto molto forte sull’economia dei territori.
Alla fine di giugno quasi tutte le Regioni italiane hanno speso almeno la metà dei fondi strutturali europei dedicati allo sviluppo regionale (Fesr) e alla spesa sociale (Fse), ma l'Italia rimane comunque ancora sotto la media europea per quanto riguarda il tasso di assorbimento delle risorse.
Un problema atavico quello che fa emergere un'analisi dei dati pubblicati sul portale Cohesion Data della Commissione europea che coprono l'andamento delle allocazioni della programmazione 2014-2020.
Sono le Marche il fanalino di coda in Italia per quanto riguarda la spesa del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), il più imponente a disposizione dell'Italia con un totale di 37 miliardi di euro. Alla fine del primo semestre 2022 la spesa certificata dalla Regione e rimborsata da Bruxelles era pari a 275 milioni di euro, il 47% delle risorse a disposizione per il fondo nel periodo di programmazione 2014-2020. Restano quindi da spendere e certificare entro il 2023 circa 310 milioni per non rischiare di perdere i fondi.
Anche l'Abruzzo, pur essendo circa a metà strada nell'assorbimento dei fondi, si ritrova ad aver speso appena 139 milioni dei 275 che gli sono stati assegnati (circa il 50%). In fondo alla classifica della spesa delle risorse Fesr si trovano pure la Campania e la Sicilia: in entrambe sono stati spesi poco più di 2 miliardi sui 4 pianificati (53%). Spiccano invece in cima alla graduatoria la Val d'Aosta, che ha speso la totalità dei fondi allocati, la Toscana (80%) con 626 milioni spesi su 779 (l'80%) e il Lazio con 762 su 969 milioni (79%).
L'Italia ha quindi speso circa il 60% dei fondi europei dedicati allo sviluppo regionale, cioè sotto la media europea che è pari al 72,56%, e si trova in diciannovesima posizione su 28, secondo dati che tengono ancora conto del Regno Unito.
Ci sono quindi 15 mesi in cui spingere: spendere e rendicontare il restante 40% delle risorse a disposizione entro il 2023, il rischio di perdere i soldi diventerà reale. Per quanto riguarda il Fondo Sociale europeo (Fse), che per l'Italia vale complessivamente 23 miliardi nel periodo 2014-2020, quasi tutte le Regioni hanno raggiunto almeno il 60% della spesa. Nonostante ciò il nostro Paese è il penultimo in Europa per il tasso di assorbimento della spesa sociale. Per capire, Piemonte ed Emilia Romagna viaggiano al 99 e 97%.
Nel frattempo a luglio è stato firmato l'accordo di partenariato per i Fondi strutturali e di investimento europei 2021-2027 per cui in totale l'Italia potrà contare su oltre 75 miliardi di euro tra risorse europee e cofinanziamento nazionale. Le risorse in arrivo da Bruxelles ammontano a 43,1 miliardi di euro, comprensive delle quote desinate al Fondo per la Transizione Giusta - Just Transition Fund - e alla Cooperazione Territoriale Europea.
La parte spettante direttamente alle Regioni sfiora i 48 miliardi di euro. Invertire questo modo di lavorare è uno dei compiti che nelle Marche si è data la Svem diretta da Andrea Santori. Ascoltare imprese e comuni prima della redazione dei bandi europei per renderli più semplici e funzionali. Ma dall’altra parte deve esserci capacità interna per non perdere occasioni irripetibili.
Sul dato marchigiano come sempre avrà influito la rendicontazione sisma, problema emerso anche un anno fa, ma resta il fatto che di risorse ne vengono usate troppo poche.
r.vit.