FERMO - L'emersione dei 61 nuovi contagi nelle Marche, il numero più alto dal 23 aprile, non è un caso (LEGGI). “È frutto di un lavoro enorme, in collaborazione con i medici generici, che abbiamo avviato da alcune settimane" spiega Marco Pompili, l'epidemiologo nel team del Gores, che studia tutti i numeri.
“Ci aspettavamo che durante il periodo estivo aumentasse l'incidenza dei casi. Le marche restano sotto la soglia di allerta (RT a 0.58, spalmato nelle ultime due settimane, ndr.), ma come altre regioni italiane devono fare i conti con i flussi di rientro dalle vacanze, in larga parte da Sardegna, Spagna, Grecia e Croazia".
L’aspetto positivo, secondo Pompili, è che “sono gli stessi vacanzieri che chiamano il proprio medico di famiglia e che ci consentono di risalire ai contatti che hanno avuto. Questo percorso virtuoso e veloce consente di circoscrivere i soggetti potenzialmente a rischio". Che è è quello che è avvenuto a Fermo con centinaia di tamponi in pochi giorni dopo il caso positivo nello chalet e coni controlli in corso in particolare tra i giovani.
“Nei mesi centrali della pandemia, l’età media dei pazienti oscillava tra i 65 e i 69 anni, "ma già a giugno si era abbassata, a luglio era scesa a 37,8 e all'inizio di agosto ancora di più, fino a 35,7. Un altro dato: hanno mediamente 42 anni coloro che il Covid-19 l'hanno preso restando nelle Marche, hanno 29,8 anni coloro che sono rientrati da una vacanza. Una incidenza, questa sì, che crea qualche preoccupazione per via del contatto domestico di questi soggetti di rientro”.
In prospettiva qualche preoccupazione c’è: “Settembre, ottobre, novembre e soprattutto dicembre, perché sarà il periodo con una incidenza di casi ancora superiore, in attesa che arrivi il vaccino".
Contagi presenti, ma meno problematici: “Non abbiamo evidenza scientifica di un calo della forza del virus. Ma questo nuovo flusso di contagi non ha ancora toccato le fasce di popolazione più a rischio, che oggi sono certamente più attente e preparate rispetto a febbraio scorso".