di Raffaele Vitali
FERMO – Si può anche trovare una intesa quando il tema è importante, quando tocca non solo le coscienze ma i diritti. È il caso relativo alle mozioni sulla Legge 194 che sono arrivate in Consiglio comunale a Fermo. Due diverse che alla fine, però, diventano una sola perché il documento prodotto dalla maggioranza, grazie al lavoro certosino della dottoressa e consigliera Luciana Mariani, è piaciuto anche al centrosinistra.
Certo, in quella firmata da Interlenghi, Nicolai e tutti gli altri membri della coalizione, c’era un po’ più di pepe politico, con chiare e nette accuse alla maggioranza regionale per alcune uscite inaccettabili: “Si parte da dichiarazioni a livello regionale da parte sia dell’assessora alle Pari opportunità, ‘niente linee guida sulla Ru486’, che dall’assessore Saltamartini, ‘facoltà e non diritto’, per finire con Ciccioli e la sua ‘sostituzione etnica’. Qui non c’è ideologia, si parla di vita e salute della donna. Nessun interesse a giocare. Da qui la mozione che impegna a contestare il modo in cui i temi vengono affrontati e poi chiede contrarietà alla sospensione del diritto. Troviamo una soluzione comune e rimarchiamo la differenza dalla Regione, dalla sua spocchia ideologica” aveva introdotto Renzo Interlenghi.
Se un ruolo questa mozione lo ha avuto è quello di avere impegnato la maggioranza a riflettere e a fare sintesi. Tante anime, diverse all’interno, ma anche tante donne che hanno fatto squadra e hanno trascinato con loro tutto il gruppo. Merito, riconosciuto da tutti, alla dottoressa Mariani. Che è stata molto tecnica, ma che alla fine ha anche convinto la minoranza con una frase semplice e diretta, partendo da uno spunto durante la discussione del consigliere Paolo Nicolai: “Abbiamo una missione comune. Il nostro voler andare oltre le polemiche politiche, non significa non prendere le distanze. Noi – ha ribadito determinata la dottoressa - le distanze dalle parole regionali le prendiamo, ma siamo propositive”.
Con questo, il voto a favore e il ritiro della mozione di Interlenghi è stato automatico. Entrando nel merito, la Luciani ha spiegato bene cosa ha spinto le donne in Consiglio a intervenire. Tanti interventi, ben preparati e letti con passione, hanno accompagnato la discussione dopo la mezzanotte. “Ci siamo mosse in assenza di pregiudizio e giudizio sul vissuto delle persone. Noi ci collochiamo su piano di riflessione e proposta. La 194, ribadisco, non è un controllo delle nascite. Promuove e sviluppa i servizi socio sanitari. Nelle Marche c’è una arretratezza organizzativa e ci sono carenze croniche rispetto al compito di garantire le norme di tutela sociale che la legge richiede. La Regione non ha né controllato né garantito il diritto. Con poche strutture, si favoriscono o canali privati meno controllabili o pratiche di sommerso”.
Nella mozione entra il nodo obiettori. “È un diritto legittimo e inalienabile. L’articolo 9 della legge lo riconosce e lo garantisce. Ma poi sono le regioni che organizzano il dovere di controllare che la procedura sia garantita. Quindi mobilità del personale, la Regione agisca. La legge parla di promuovere ogni intervento atto a sostenere la donna. La dona deve avere un luogo di prima accoglienza, omogeneo in tutta la regione. e che preveda un team multidisciplinare: medici, tutela legale, supporto socio psicologico per una scelta consapevole e responsabile”.
Uno slogan delle donne fermane in consiglio diventa ‘prevenire è meglio che curare’. “Proponiamo di promuovere la cultura della maternità consapevole e responsabile, l’educazione sessuale e relazionale. Attraverso una collaborazione tra Asur 4 e scuola, associazioni e iniziative culturali. Chiediamo: migliorare i consultori, promuovere educazione sessuale alla maternità sociale, mobilità per garantire medici non obiettori”.
Tolta la presa di posizione contraria, che è poi diventata un’astensione dei consiglieri leghisti guidati nel caso da Tulli, la discussione ha trovato molti punti di riferimento. Se Nicolai ha ribadito che “serve innalzare un muro istituzionale. Le affermazioni di Ciccioli devono unirci contro. Poi siamo d’accordo con tutti i passaggi con la mozione delle consigliere di maggioranza”, Micol Lanzidei, assessora con delega alle Pari Opportunità ha trascinato tutti con il suo accalorato intervento: “La mozione delle consigliere è perfetta. Si contestano le parole degli esponenti regionali, si chiede una implementazione dei servizi, si insiste sul ruolo dei consultori e si apre alla RU486, chiedendo la piena applicazione del punto 1. Troviamo la sintesi in questa mozione”.
Nessuno vota a cuor leggero, ma tutti sono consapevoli: “Il tema dell’interruzione volontaria è delicato. Investe coscienza, etica e morale. Unica strada percorribile sono la libertà di scelta e il pari trattamento. Il dovere degli enti locali e dello stato è tutelare la libertà di scelta. Camminiamo insieme e raggiungiamo l’obiettivo. Mettere al mondo un figlio è una responsabilità etica, morale e sociale. Sacrificio, impegno e dedizione, genitore è il formatore oltre che colui che dà la vita. abortire è una scelta consapevole, porre ostacoli per scoraggiarla viola la legge e alimenta pratiche pericolose. Nessuna dona deve essere costretta a fare una vita che non vuole”. Alla fine, il voto e un po’ di serenità in Consiglio.