di Raffaele Vitali
MONTEGRANARO – Settimana calda per Paolo Silenzi, venerdì l’assemblea della Cna Marche che eleggerà presidente regionale, domenica il Micam, dove da imprenditore calzaturiero si gioca un pezzo di futuro aziendale. Le ore le passa dentro l’azienda di famiglia, con il suocero Franco Salvatelli, uno degli artigiani veri del distretto.
Silenzi dov’è la sua testa in questo momento?
“Chiaramente sulla fiera di Milano. Perché pensando a quello che è stata in passato e quello che era un anno fa, speriamo tuti che torni a essere il luogo dell’incontro di domanda e offerta. Di certo è il l luogo del confronto con i buyer, con il mercato”.
Con che aspettative si parte?
“L’incognita è il visitatore. Ma abbiamo un bel feedback dal salone del mobile che ha dimostrato la voglia di tornare in fiera, i buyer viaggiano grazie al green pass. Quindi pensiamo che il Micam farà buoni numeri”.
Pronto a firmare ordini?
“Di certo faremo meglio delle ultime due edizioni. Toneremo al 2019, chiusa in maniera proficua grazie anche al supporto della Camera di Commercio, penso ai bandi per i prodotti sostenibili”.
Come arriva ‘Paul Silence’ in fiera?
“In primis con prodotti che rappresentano il brand, dove l’artigianalità è dominante. A questi aggiungerò, visto che il tema dell’ecosostenibilità è fondamentale per l’economia, una linea ancora più eco. Meno ferro, meno colla, più ago e filo. Il consumatore è sempre più sensibile a queste tematiche, che sono ormai una ideologia”.
Lei da sempre ha il Giappone come mercato di riferimento. Ma l’Oriente non ci sarà. Cosa teme?
“Noi fatturiamo il 50% con il Giappone. Questa è la terza stagione che non incontro i miei clienti. E nonostante gli stimoli dati dal digitale, non siamo riusciti a compensare l’appeal che il prodotto e la persona hanno. Noi ci mettiamo passione e dialettica, poi la scarpa parla. Chiaro che chi ha nell’Oriente il suo riferimento, arriverà con speranza più che certezza. Quindi so che per me non ci saranno i quantitativi soliti. Poi c’è l’Europa, che è un mercato più vasto di quanto peniamo e che sta evolvendo”.
In questo anno e mezzo di pandemia come vi siete mossi? Agenti o solo digital?
“Negli anni abbiamo consolidato una rete di vendita. In Giappone ho un distributore. Affino la collezione per il mercato orientale e poi i prodotti entrano nei negozi e sono promossi con fiere interne. Con il distributore contatti digital continui, ma anche invii di campioni. Per il mercato europeo ho un agente in Germania e uno in Francia. Questi purtroppo non si sono potuto muovere. La contrazione delle vendite è stata importante”:
Cosa vi ha fatto sopravvivere?
“La resilienza e la qualità. Siamo piccoli, come tanti. Considerando che due anni fa il mercato ci chiedeva di ragionare in filiera, oggi dobbiamo tornare a riflettere. Sapendo che la filiera in realtà si è pian piano strutturata e si sta rinnovando grazie a bandi nazionali e regionali”.
Molti pensano che un sito di promozione vendita comuni sarebbe una soluzione, può nascere un Amazon locale?
“Tutti dobbiamo capire che non si vende solo un prodotto, ma un servizio. Che è poi quello che caratterizza ogni azienda, partendo da una base di alta qualità che ci accomuna. Correttezza è non fare concorrenza ai negozi che credono da sempre in noi. Ogni impresa ha la prerogativa di far crescere il fatturato e la sua azienda, ma se creiamo un sito con venti aziende, tutte devono garantire il servizio, altrimenti poi i feedback negativi rovinano l’immagine di tutti. Quindi prima della piattaforma, bisogna adeguare le capacità aziendali a livello di produzione e logistica”.
In fiera sempre meno artigiani, spaventano i costi?
“Chi non va al Micam è perché ha un core business non rappresentato. Se uno lavora solo con Oriente, non ci va questa volta. Appena si riapre tutto, tornerà tra gli stand. Sono convinto che resterà il riferimento. Lo dicono i numeri. Il web ci ha aiutato, ma il +33% da inizio 2021 nei negozi, certificato da Assocalzaturifici, è la riprova di come lo shopping sia anche momento sociale imprescindibile”.
Paul Silence è da sempre scarpe da donna. E l’uomo?
“La domanda del mercato sarebbe immensa. Ma l’uomo dedica sempre meno budget a questo tipo di prodotto rispetto a una donna. Da qui la dinamicità del mondo femminile. Per me che da sempre lavoro con i tacchi, se penso all’uomo so già di dover affrontare un mondo con marginalità molto più basse. E quindi mi concentro sul prodotto donna. Così come non posso mettermi a produrre sneakers, un mondo che cresce ma che devi costruire e personalizzare con enormi investimenti. Che oggi non possono permettermi né io né il distretto”.
Il Micam è domenica, ma prima c’è venerdì con l’assemblea di Cna Marche a cui prenderà parte anche la ministra Gelmini. Teso?
“Sapere che ogni territoriale abbia scelto il mio nome, mi gratifica. Un onore entrare in assemblea da candidato unico che premia il lavoro fatto a livello provinciale, dove abbiamo portato a sistema le istanze del territorio, sempre concertando con il regionale”.
Se non ci saranno soprese, venerdì gli 84 delegati lo sceglieranno e così Paolo Silenzi, il presidente partito da basso, capace di dialogare al meglio anche con i colleghi di Confindustria e delle altre associazioni di categoria, proverà a incidere a livello macro, forte del suo credo: fare rete è la strada.
@raffaelevitali