di Raffaele Vitali
PORTO SANT’ELPIDIO - “In questa azienda ho avuto la possibilità di ascoltare le richieste degli imprenditori marchigiani, chi rappresenta il meglio di questo territorio. Come Istituzione ho ascoltato e ognuno, qui c’erano diversi rappresentati politici, si farà carico delle necessità di un territorio che ha delle sofferenze”. In realtà, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, non ha solo ascoltato, ma ha interagito, fatto domande, preso appunti, chiesto delucidazioni. Un’ora intensa quella vissuta all’interno dell’azienda Loriblu, tra la seconda carica dello Stato e un gruppo di imprenditori coordinati da Confindustria, ma c’era anche Paolo Mattiozzi di Cna Moda.
Un format snello, con i politici per una volta ad ascoltare proprio per volontà della Casellati. A parlare sono stati Annarita Pilotti, Andrea Santori e Valentino Fenni. Tre imprenditori che hanno puntato su quattro macro temi, più un’appendice, il famigerato de minimis che rischia di diventare uno dei grandi intoppi per la crescita delle imprese.
“Il territorio dopo una crescita vertiginosa negli anni passati ha vissuto una crisi pesante. E una serie di accadimenti: crisi internazionale, sisma ed emergenza sanitaria mondiale. Non bastano più gli investimenti che gli imprenditori fanno in formazione, tecnologia e digitalizzazione perché c’è un collo di bottiglia” ha esordito Santori. Un collo molto grande in cui si trovano costo del lavoro, infrastrutture, credito e costo dell’energia.
Punto per punto i nodi sono venuti al pettine e la senatrice ha preso nota di ogni dettaglio, fermando ogni tanto i tre relatori per inviare messaggi chiari ai due onorevoli presenti, il senatore Francesco Verducci e l’onorevole Mirella Emiliozzi: “Valutate la fattibilità, calcolate i costi, studiate i passaggi che ci sono già stati fino a oggi in Parlamento” sono stati alcuni degli input.
Costo del lavoro. “A dicembre 2018 – hanno spiegato i tre ‘portavoce’ del Fermano - abbiamo ottenuto l’area di crisi complessa che aveva come obiettivo l’investimento. Ma siamo stati tagliati fuori dalla decontribuzione che ha avuto il sud, ovvero il taglio del 30% degli oneri. E siccome il prodotto calzaturiero è per il 40% materie prime e 60% costo del lavoro, si comprende quanto inciderebbe questa misura. Ma sia chiaro, nessuno vuole ridurre gli stipendi, al contrario, ma rischiamo di perdere ordini”.
Da qui la richiesta semplice: “Inserire all’interno della decontribuzione sud anche le aree di crisi complessa, tutte le nove in Italia”. La Casellati ha subito chiesto a Verducci di valutare con i colleghi i costi. “Se proprio non fosse possibile – hanno ripreso i tre - inserire la Zes, d'altronde il ministero del sud è già favorevole, essendo le Marche una regione in transizione”.
Trasporti-internazionalizzazione. “Ci servono i collegamenti, la dorsale adriatica sconta un arretramento rispetto alla Tirrenica, cosa che ci penalizza verso le altre regioni. Il sistema moda ha bisogno di trasporti efficienti e veloci. Non siamo un macchinario, noi dobbiamo far innamorare il cliente e per questo serve più attenzione a ogni dettaglio”.
Costo dell’energia. “L’aumento – prosegue Santori - sta spingendo alcune imprese della filiera a modificare il loro business, rischiamo di depauperare il territorio”.
Credito. “Il decreto liquidità, grazie alla garanzia dello Stato, ha spostato i debiti da breve a lungo termine. Le imprese hanno superato l’emergenza, ma ora serve di più. Per ripartire, le banche non possono limitarsi a guardare i bilanci. Serve subito il ripristino della garanzia statale in scadenza e organizzare un tavolo di concertazione con le banche finalizzato a una nuova valutazione delle aziende”. Su questo punto la Casellati si è detta subito favorevole, l’azione di mediazione partirà a breve anche perché ha sottolineato che “la pandemia non è finita, ora c’è la ripresa, le aziende vanno aiutate visto che le banche sono piene di liquidità”.
Così come ha preso appunti molto dettagliati sulla questione de minimis, sollecitata anche dal governatore Francesco Acquaroli: “Parliamo del tetto massimo di aiuti che un’azienda può ricevere nell’arco di tre anni, massimo 200mila euro. Ma in questo ci va ogni tipo di aiuto. In previsione del Pnrr, il rischio è che le risorse restino fuori dalle imprese. Abbiamo chiesto che o venga tolto il tetto o di non prevedere il de minimis. Operazione questa a costo zero per lo Stato” spiegano Fenni, Santori e Pilotti.
La Casellati non ha fatto promesse, ma parlando con Verducci ed Emiliozzi gli ha ribadito di lavorare sui temi principali, anche con i colleghi, per valutare le possibili azioni ed evitare che il calzaturiero e la sua filiera tornino attraenti anche per i giovani.
@raffaelevitali