OSIMO – “Queste sono elezioni regionali e l'esito del voto influirà sul futuro delle Marche e, per questo, i marchigiani faranno la scelta giusta. Ma non inciderà sul Governo”. Si presenta così Roberto Gualtieri a Osimo al fianco di Maurizio Mangialardi mentre l’Italia spera guardando il forte rimbalzo del Pil, possibile per tante ragioni inclusa la serietà del Paese.
“Direzione Marche vuole essere una direzione nuova, un governo di prospettiva” sottolinea il candidato rivolgendosi al ministro dell’Economia italiana e a Maurizio Blasi, per decenni alla guida del TgR Marche. Uno dei big del Governo arriva a Osimo per supportare il candidato che sta cercando di rimontare il gap e non far passare le Marche nelle mani del centrodestra. Due europeisti convinti, di quelli che nel Recovery Fund vedono solo cose buone.
Gualtieri prima di entrare nel dettaglio delle azioni, spiega a tutti, imprenditori, candidati e amministratori in sala, cosa si il Recovery Fund: “Logica di coesione e solidarietà, dopo quella di austerità. L’Europa ci ha detto ‘intervenite’ anche grazie alla Bce che ha permesso a ogni paese di emettere titoli di Stato. Risorse a imprese e famiglie. Ma soprattutto il 21 luglio si è cambiato corso con un rilancio dell’economia europea. 750miliardi di Eurobond che si finanziano con contributi a fondo perduto e altri con prestiti a tasso zero a cui si aggiungono 27miliardi di Sure”.
Una ‘marea’ di soldi per finanziare grandi progetti per far riaprite l’economia e cambiare il volto dell’Europa e dell’Italia. E delle Marche. “Mangialardi – ribadisce Gualtieri - è un candidato non solo serio e capace, ma che guida una coalizione con un programma analitico e dettagliato, ha già un recovery plan delle Marche. Per cui so che sarà un osso duro”.
L’obiettivo è usare le risorse per affrontare questioni storiche strutturali anche della regione, accumulati negli anni “per far decollare un territorio che ha pochi eguali per il mix tra cultura, bellezza e impresa”.
Le priorità sono semplici: “C’è una vertenza Marche. speriamo vengano presi anche i fondi del Mes. Abbiamo la A14 divisa a metà, abbiamo la Salaria e alla Fano Grosseto. E poi il porto di Ancona. Ceriscioli ha lavorato per reperire alcune risorse, ma arrancando in attesa della nuova programmazione europea 2021 e 2017 che pesa poco più di un miliardo.
Mentre oggi siamo intorno agli otto miliardi per la nostra Regione. L’Italia senza di noi è monca. E solo noi possiamo fare tutto questo, gli altri non ci credono nell’Europa” riprende il sindaco di Senigallia.
Infrastrutture significa anche banda larga, con l’Italia alle prese con trattative tra privati e cassa depositi e prestiti: “È nel programma di governo e nel recovery plan dell’Italia. Noi dobbiamo fare un salto di qualità e rafforzare la governance di questa operazione: c'è il progetto di una rete unica che possa evitare di avere una sovrapposizione imperfetta di reti e si mettano tutte le risorse per creare questa grande società della rete". E poi la ferrovia Orte Falconara da 2,6 miliardi.
“Una richiesta forte, strategica e fondata. E poi la ferrovia che corre parallela al mare: dobbiamo allontanarla dalla costa mare per portare l’alta velocità. Ovvio parlare le strade: avere un porto straordinario, un asset strategico con problemi di collegamento è un problema. E così le altre opere, che fanno parte di un pacchetto che va accelerato o definito. Le Marche vanno ricucite con il resto del Paese”.
Nodo imprese e innovazione: “Abbiamo tra le prime imprese green italiane. I distretti e le Pmi marchigiane possono cogliere le opportunità del green and Innovation. Sono due assi di investimento. Penso all’industria4.0 che può far fare il salto di qualità alla regione e al green new deal che aumenterà l’economia circolare. Così come abbiamo piani di filiera industriali, dal turismo a quello culturale che nelle Marche hanno terreno fertile”.
Gualtieri è chiaro: “Bisogna aumentare gli investimenti pubblici e privati, che vanno incentivati. Da qui la nuova regolamentazione che permette con i Pir di canalizzare il risparmio privato verso gli investimenti. Non solo interventi sul sostegno immediato, ma incentivi alla ricapitalizzazione delle Pmi, per affrontare problemi strutturali. Abbiamo le Pmi più brave d’Europa, ma al tempo stesso se vogliamo competere e vincere dobbiamo crescere, aumentando la capitalizzazione, fare accordi di filiera, avere capi di filiera che crescono. Quindi pubblico, privato e dimensione per poi arrivare agli incentivi orizzontali in innovazione e sostenibilità. E c’è la politica industriale, ascoltando le imprese.
Turismo? Serve un salto di qualità. Come per la manifattura con intelligenza artificiale e data center. E poi aumento dei salari, dobbiamo far alzare la domanda interna. Non possiamo competere solo sul prezzo. Il recovery plan è innovativo non solo per Eurobond e una chiave di distribuzione che vede l’Italia prendere più di quanto dà, ma perché si capisce che l’Europa vuole far partire la domanda interna e non solo estera, per non essere più nelle mani degli scontri tra Cina e Usa”.
Infine, un passaggio sulla ricostruzione con un ‘mea culpa’ sulla burocrazia, ma anche la consapevolezza che ora qualcosa è cambiato in meglio con il commissario Legnini: “Stiamo ragionando su una super Zes per le aree di crisi complessa e del cratere, le esamineremo sapendo di poter contare su una opportunità unica data dall’Europa” conclude Gualtieri incassando il lungo applauso del teatro di Osimo.
Raffaele Vitali