AMANDOLA – Sinergia. Il vicepresidente della regione, Mirco Carloni, ce l’ha come must della sua azione politica. Dopo esserci riuscito con il biologico, creando il più grande distretto bio italiano, eccolo entrare in un campo profumato, quanto minato: il tartufo. “Il re dell’agroalimentare” lo definisce il sottosegretario, ed ex ministro, Centinaio che ha preso parte alla presentazione dell’innovativo progetto del portale unico di promozione delle città del tartufo delle Marche. Un viaggio nell’eccellenza che va da Acqualagna ad Amandola.
Un viaggio che conta di due testimonial d’eccezione, il ct Roberto Mancini e il campione olimpico Gianmarco Tamberi. “Vi aspetto nella mia regione, venite a mangiare il tartufo nelle Marche, un’eccellenza della cucina che non può mancare nel vostro autunno” ribadisce il campione.
Eccolo «Marcheterraditartufi.it», il sito che vuole diffondere e valorizzare un'eccellenza agroalimentare che ha saputo conquistare le tavole e i mercati di tutto il mondo. “È un progetto - ha spiegato Carloni - su cui abbiamo lavorato in questi mesi di pandemia per offrire opportunità di rilancio ai nostri produttori e proporre un percorso enogastronomico unitario. Attraverso il tartufo vogliamo veicolare l'entroterra delle Marche: un valore aggiunto, per tutta la regione, se riusciamo a dargli un forte contenuto emozionale ed esperienziale. Abbiamo un territorio adatto per rilanciare un turismo alla ricerca di valori intrinseci straordinari”.
Fondamentale il ruolo della Camera di Commercio delle Marche, che a Roma ha mandato Tommaso Di Sante, il volto dell’agricoltura in Giunta. Che poi si è trovato a fianco anche Ettore Prandi, presidente nazionale Coldiretti che è rimasto affascinato dal progetto sinergico. “Dietro ogni tartufo c’è un mondo, una economia. Ci sono gli allevatori di cani, c’è la rete della conservazione, della trasformazione e della logistica, c’è lo studio di una tecnica di ricerca. un prodotto che ha bisogno di una terra salubre, quindi chi si occupa di tartufi è una vera sentinella per l’ambiente”.
Una promozione alla vendita, ma soprattutto all’incoming: “È importante «che la gente vada sui territori perché l'abbinamento agroalimentare e turismo sta facendo sempre più presa - ha rimarcato Centinaio - Quest'anno, particolarmente condizionato dalla pandemia, s'è registrato un aumento del 30% di turisti che hanno indicato l'agroalimentare come primo motivo del loro spostamento. L'Italia esporta eccellenze nel mondo e le Marche hanno tutte le carte in regola per fare emozionare i consumatori con il tartufo”.
Dove c’è tartufo c’è Magalli, uno che in tv ha trainato lo sviluppo di Acqualagna, prima vera città marchigiana ad affermarsi al fianco della rinomata Alba. Poi son arrivate le altre, come Amandola. Che ha capito una cosa: “Il tartufo deve esserci tutto l’anno. Su questo noi lavoriamo, per brandizzare la nostra città. Perché il nero, diversamente dal bianco, permette una fruizione continua”. Tra l’altro, per Carloni “il nero è anche migliore. di certo il bianco ha un mercato irraggiungibile, anche per i 2mila euro al chilo di costo”.
La sfida ulteriore la lancia proprio la piccola Amandola: “Stiamo lavorando per far sì che l’Unesco prenda in considerazione la figura del cavatore (il tartufaio, ndr) come patrimonio. Sono certo che tutti insieme ce la faremo, nelle Marche se ne contano 13mila”. E anche su questo il sottosegretario Centinaio non si chiama fuori: “Ho anche la delega all’Unesco, parliamone. Di certo sono vicino e farò il possibile per aiutare ogni azione delle Marche, che con questo progetto dimostra lungimiranza e intelligenza”.
r.vit.