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Le Marche brillano al Micam. Il ministro Giorgetti rilancia: "La vostra regione ha bisogno di infrastrutture"

19 Settembre 2021

di Francesca Pasquali

MILANO - La fiera del “rinascimento” dopo l'incubo del Covid. S'è aperta alle 9.15 l'edizione 2021 del Micam, mai come questa volta nel segno delle Marche, grazie alla sinergia tra Camera di Commercio e associazioni di categoria. 655 le aziende dislocate nei quattro padiglioni del polo espositivo di Rho, di cui circa 400 italiane. Un'edizione che vuole segnare un nuovo corso, di rinascita. Dove si entra solo col Green pass e si gira con le mascherine in faccia. Fuori, c'è un casotto per fare i tamponi. Per aprire le porte a più gente possibile. «Servono forza e resistenza. Bisogna credere nel rinascimento degli imprenditori che hanno portato qui il loro know how perché possa essere conosciuto», spiega Siro Badon, presidente di Assocalzaturifici, inaugurando la fiera.

Dopo l'anno nero 2020, il settore è in ripresa. Al 30 giugno, le imprese calzaturiere marchigiane erano 3.506, il 29% di quelle italiane. Quasi una su cinque (2.297, 19,3%) ha sede nel Fermano. Seguono Macerata (970, 8,1%) e Ascoli (136, 1,1%). «Nel secondo e terzo trimestre c'è stato un rimbalzo. Gli indici sono in salita. L'export segna un +31% – aggiunge Badon – ma non basta ancora. Abbiamo bisogno di investimenti nel nostro comparto, di uno snellimento della burocrazia, della defiscalizzazione su campionari, collezioni e spese di ricerca, di un investimento sulla digitalizzazione, della presenza degli imprenditori nelle fiere internazionali, di una politica per l'export e di un ripensamento delle politiche della formazione, con la creazione di nuove figure professionali».

Taglio del nastro col ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, rapido giro degli stand e incontro privato dall’imprenditore Rodolfo Zengarini, insieme con alcuni degli esponenti di punta del distretto e l'onorevole Mauro Lucentini. Poi si fa il punto.

«Il rinascimento è il momento in cui si esce da una specie di guerra. Siamo a un crocevia della storia economica da cui si uscirà con un quadro completamente diverso. L'imprenditoria italiana è chiamata a tirare fuori il meglio di sé. Il governo si è mosso con tavoli e proposte per essere al fianco degli operatori in una fase che presenta molti rischi, ma anche molte opportunità. Valutiamo anche l’ampiamento della defiscalizzazione alle Marche, come nel sud Italia» spiega Giorgetti e riconosce: «Arrivare nelle Marche è un dramma. È il posto più difficile da raggiungere di tutta Italia e infatti le incontro a Milano. Un impegno che il governo si dovrà assumere è cambiare questa situazione».

Se rinascimento ci sarà, lo si capirà martedì sera. Quando gli imprenditori tireranno le somme dei tre giorni di fiera. Si dice ottimista il presidente di Unioncamere, Andrea Prete. «Ho avvertito una grande ripresa. Non si trovano collaboratori con skill speciali. Lo scenario è in evoluzione. Il mondo ci sta cambiando sotto i piedi ed è necessario adattarsi ai cambiamenti», dice e si appella al ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta: «Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) impone che, entro il 2026, le opere siano fatte. Con la burocrazia che abbiamo, noi non avremo fatto nulla».

Per il presidente della Regione, Francesco Acquaroli, la 2021 è «l'edizione che ci riapre alla socialità». «La sfida – aggiunge – è di rilanciare un settore economico già in sofferenza, con il credito, l'innovazione e la digitalizzazione».

«Dobbiamo essere in grado – prosegue Acquaroli – di mettere in campo strategie e sinergie per potenziare la nostra capacità produttiva, che è una grande eccellenza. Questa regione ha sempre esaltato l'individualità, ma oggi serve un passo ulteriore per mettere insieme le forze». Concetto ripreso da Mirco Carloni.

«A differenza di altri settori – spiega l'assessore regionale con delega alle fiere – nel calzaturiero la ripresa non si vede in maniera marcata. Abbiamo tante microimprese che sono grandiose, ma rischiamo di perdere la guerra dei mercati. Abbiamo solo bisogno di una spinta per crescere». «Non possiamo pensare solo ad aiuti per le medie imprese – aggiunge Carloni –, perché taglieremmo fuori il cuore del nostro tessuto economico. Il nuovo modello per le Marche è la filiera, perché nessuno si salva da solo».

Una grossa mano la darà l'Europa. Con quell'1,1 miliardi da spendere nei prossimi sette anni tra sviluppo economico e politiche sociali. «Dal prossimo settembre – chiosa l'assessore al Bilancio, Guido Castelli –, la Regione entra in transizione, cioè sarà declassata per vitalità economica. Per questo, stiamo valutando di estendere la decontribuzione al 30% anche alle aree di crisi complessa delle regioni in transizione».

"Altro che Mancini o Tamberi. E bene ha fatto la Camera di Commercio a puntare su questo incontro. Qui si è parlato di cose serie. Altrimenti ci saremmo fermati al salto e non avremmo affrontato in maniera determinata le questioni chiave" la chiosa di Valentino Fenni, vicepresidente di Assocalzaturifici e presidente di Confindustria Centro Adriatico.

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