di Raffaele Vitali
FERMO/LONDRA – Il Big Ben ha parlato: è ora di tonare. Si riempiono di nuovo le valigie, si raccolgono le guide avanzate, si chiudono gli ultimi accordi: Tipicità ha terminato la sua missione, per ora, a Londra. Una due giorni intensa che ha unito all’obiettivo di aumentare le possibilità di business tra Marche e Gran Bretagna, quello di presentare la 31esima edizione del Festival in programma a Fermo dall’11 al 13 marzo.
Londra ha certificato che il modello Tipicità funziona. Per diversi motivi che purtroppo spesso vengono dati per scontati e che, fino a quando non si vedono live, non si conoscono e quindi comprendono. Alcune azioni a Londra hanno resi palesi a tutti almeno cinque motivi di successo.
Il primo è la logistica. Si sottovaluta l’importanza di come, quando e per quanto si sta in un Paese in cui si vuole fare business. Ogni minuto diventa importante. E così, bene Alberto Monachesi e Angelo Serri, ma dietro il telefono che pianifica c’è Debora Rossi. Che è la terza gamba di un tavolo che ha la quarta nel comune di Fermo. Logistica significa alberghi, più o meno belli, in posizione tattica. Significa agenda ricca di incontri, ma raggiungibili. Significa sapere i prodotti che non si possono mancare.
Il secondo è il fare rete. Aspetto fondamentale e cresciuto negli ultimi anni: Serri e Monachesi sono andati oltre l’agroalimentare e hanno aperto le porte delle relazioni commerciali a manifattura e, cosa ad esempio fondamentale a Londra, tecnologia. Non è un caso che in molte missioni partner è stata una realtà come mycicero che ha conquistato fette di mercato nazionali co la sua App di pagamento dei parcheggiò la tecnologia oggi è un biglietto da visita quanto il profumo di un salame, in questo caso Ciriaci, di un tartufo La Cerqua, o un cappello di Sorbatti.
Il terzo è lo sguardo al futuro. Anche qui, una visione caleidoscopica. Perché ogni missione serve per avvisarne un’altra o integrarla. Se vai in Tanzania e incontri la persona giusta in un attimo ti ritrovi a Londra. Se sai trattare bene chi partecipa, poi il singolo non ha timore di ‘regalarti’ un suo contatto. E a Londra questo è avvenuto, anche grazie alla presenza del rettore John McCourt di Macerata che da primo straniero alla guida di una Università italiana è anche quello che si impegnerà per nuovi ponti culturali che possono poi diventare commerciali. Da non sottovalutare che in missione c'era anche il presidente di Cna Marche Paolo Silenzi.
Il quarto è l’alto livello di matching. C’è chi commenta ‘ma chissà chi hanno incontrato’. E la risposta è semplice: il top possibile dell’Italia in Gran Bretagna. Sarà pur vero che la Camera di Commercio è la porta di ingresso per le imprese, ma non è normale che il suo presidente a Londra dopo un briefing tecnico mattutino rinunci ad appuntamenti già presi, si faccia mezza città e si presenti alla cena ‘made in Marche’ dentro Rossodisera per far capire che è davvero convinto che valga la pensa metterci la faccia con Tipicità. O che il console generale d’Italia a Londra si presenti, parli, distribuisca bigliettini personali e metta lo staff a disposizione.
Il quinto è il team building. Se ci sono buoni leader, la squadra viene da sé. Figuriamoci quando c’è anche la possibilità di viaggiare. Team significa avere cuochi capaci in ogni angolo del mondo di riprodurre le Marche. In questo Luca Facchini e Gianmarco Girolami, per nominare i due presenti a Londra, sono magici. Al resto ci pensano olive all’ascolana, ciauscolo e Varnelli, per citare “i tre prodotti più amati a Londra”.
Ci sono poi gli alunni del Polo Urbani, che Londra e il mondo lo sognano per lavorare e che, grazie a Ilenia Dolci, Aurora Vesprini e Natasha Tirabasso hanno confermato l’alta professionalità. Infine, i fixer, ovvero gli uomini chiave sul territorio. Igor Iacopini è il front man a Londra con il ristorante Rossodisera, ma lui non basterebbe se no ci fossero i soci: Gilberto Traini (braccio destro), Nicola Fabrizi (anima della piattaforma commerciale), Gabriele Brugnoni (l’uomo del vino) e Matteo Lorenzini (il cuoco).
Ce ne sarebbero tanti altri di motivi, il Festival e le prossime iniziative serviranno a capire dove e come può crescere e migliorare, a cominciare dal rendere le missioni sempre più specifiche, coprendo al meglio ogni settore mantenendo alta la capacità di promozione. Anche grazie ai capolavori in cartone di Stefania Di Battista, come il tavolino a forma di Marche lasciato in dote al ristorante.
Perché Londra l’ha spiegato benissimo con i suoi vertici istituzionali: puoi essere il migliore, ma se non lo dici e soprattutto non lo spieghi, sarai sempre a rischio italian sounding e prodotti low cost più raggiungibili.
La regione ha mancato questa occasione, ma i report che il presidente Francesco Acquaroli, che è anche assessore al Turismo oggi gestito con l’Atim di Marco Bruschini, potrà leggere, gli faranno capire che investire su Tipicità, e nel caso di Londra su Rossodisera, ha senso. Per controllare come poi vengono usate le risorse i modi non mancheranno, ma perdere tempo sarebbe l’errore meno giustificabile in questa fase di rilancio.