di Francesca Pasquali
FALERONE Stupore, sorpresa, felicità. Ha provato questo e, forse, anche altro Paolo Storchi quando s'è accorto che la foto che aveva davanti gli stava “parlando”.
Ha ragionato, il professore di Archeologia del paesaggio della sede di Ravenna dell'Università di Bologna, e ha capito che quelle linee gialle in mezzo a tutto quel verde non erano lì per caso. Che, sotto strati di terra accumulati nei secoli, c'era un tesoro. Se le verifiche gli daranno ragione, al parco archeologico di Piane di Falerone s'aggiungerà un nuovo tassello.
Un passo indietro. Da qualche anno, l'Università di Bologna studia i reperti faleronesi. Di recente, l'attenzione di Storchi è caduta su un pezzo di terra, non lontano dal teatro romano. Un'area privata, ma vincolata dalla Soprintendenza perché considerata di interesse archeologico. La lampadina s'è accesa con una foto scattata da un satellite di Google Earth.
L'immagine, quella che s'è trovato davanti il docente, mostra un campo intersecato da linee. Magari a tanti non avrebbe detto niente, ma Storchi ha avuto l'intuizione. La spiega in video pubblicato su Facebook. Dove dice che, molto probabilmente, quelle linee gialle sono le radici di alberi nati vicino a muri sotterranei, che, non avendo trovato spazio per allargarsi, si sono seccate. Il verde, invece, sono gli alberi cresciuti normalmente, perché le radici non hanno trovato intralci. Le linee, quindi, tracciano di contorni. Di cosa, però, per adesso non si sa. La scoperta è stata pubblicata sulla rivista “Archeologia Viva”.
L'ipotesi di Storchi, adesso, dovrà essere avvalorata da indagini geofisiche. Se i risultati, che dovrebbero arrivare in primavera, lo confermeranno, il Comune si ritroverà con un altro tesoro in mano. Di cui dovrà decidere il destino. «Vorremmo riprendere la campagna di scavi, per attrarre turisti e studenti universitari», spiega l'assessore alla Cultura, Leonardo Stortoni. Ma tra il dire e il fare ci sono di mezzo i soldi.
Da trovare, per riportare alla luce quello che la terra ha nascosto per secoli e mostrarlo alla gente. «Speriamo nel Pnrr. Attualmente - dice Stortoni -, per interventi di questo genere non c'è granché, ma dovrebbero arrivare tanti fondi e, magari, qualcosa ci sarà». Che è un po' l'auspicio di tutti.