di Raffaele Vitali
FERMO – La chiesa si divide, chi predica calma, chi si infuria per la decisione del Governo di non consentire le messe col pubblico e di aprire i funerali al massimo a 15 persone. una situazione anomala che fa emergere figure carismatiche e capaci di guidare il popolo nella serenità, l’arcivescovo di Fermo Pennacchio, e atre che parlano alla pancia del popolo, il vescovo di Ascoli D’Ercole.
LA CEI
“Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia” sottolinea la Cei, la conferenza episcopale italiana, in una nota ufficiale che poi sul territorio porta a reazioni, più che letture, differenti.
ASCOLI ATTACCA
Durissimo, contro il Governo, è Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno e per anni volto in Rai della chiesa che vede nella fede il primo baluardo contro il virus, ancor più della scienza. E lo fa con tanto di video in stile americano: “Il premier Conte ha bloccato un dialogo sincero. La Chiesa non è il luogo dei contagi, non bisogna far passare questa idea. Comitato scientifico ma chi lo dice, l’esperienza di vescovo mi dice che non è così. È un diritto per la gente andare in chiesa. È una dittatura quella di impedire il culto, diritto fondamentale. La chiesa non è il luogo dei contagi, lo ribadisco. Noi siamo persone serie, il diritto al culto ce lo dovete dare, se non ce lo prendiamo. Se riesco a tenere calma la gente è solo perché amo il popolo. La gente è stanca, aiutare le persone con la preghiera significa tenerle più calme. Abbiamo bisogno di spazio di libertà e la Chiesa lo è, oltre a essere spazio di speranza”.
FERMO CALMA
Linea più soft e decisamente moderna per Rocco Pennacchio: “Anche noi speravamo di poter ritornare a celebrare l’Eucaristia insieme, pur con delle limitazioni; invece abbiamo sperimentato sulla nostra pelle che le aspettative spesso generano delusioni. Non vogliamo però cedere allo scoraggiamento né ad un insano spirito di rivendicazione o di polemica perché faremmo il gioco del Maligno che vuole dividerci. Invito tutti ad allargare lo sguardo a quanti sopportano limitazioni ben più faticose, non dimenticando, peraltro, che tutte le cerimonie sono sospese, non solo quelle religiose. Apprezziamo che sia stata accolta la richiesta di poter celebrare le esequie con un minimo di dignità, seppur con massimo quindici persone e preferibilmente all’aperto”.
Un approccio più cristiano quello di Pennacchio che aggiunge: “So bene quanto ci manchi poter vivere appieno l’Eucaristia. Mai come ora dobbiamo riporre la nostra speranza nel futuro che è nelle mani di Dio, pregando e confidando che il numero dei contagi possa ridursi al punto di poter riprendere in sicurezza le celebrazioni col popolo e la vita pastorale delle comunità. Nel frattempo, perseveriamo con fiducia nel comportarci con senso di responsabilità”.
Nessun presa di forza, ma un “rispettando le disposizioni in vigore e in attesa di ulteriori indicazioni, continueremo ad incontrarci a distanza, grazie anche ai nostri parroci, che ringrazio con affetto perché con inesauribile inventiva sperimentano sempre nuove modalità per tenere viva la nostra fede”.