di Raffaele Vitali
FERMO – Donne e moda, quante sono e cosa fanno? Ma soprattutto quanto contano? In Italia nel 2023 le donne hanno occupato meno di una posizione apicale su tre negli organi societari.
Guardano all’Europa, invece, in testa c’è la Francia con il 47% e il Regno Unito con il 34%. Negli Usa invece in cda siede mediamente il 40% di donne. I dati sono dell'Osservatorio 'Donne e moda: il Barometro 2024' promosso dall'Ufficio Studi di PwC Italia.
L’analisi ha studiato 105 aziende associate alla Camera nazionale della moda italiana. Il dato positivo è un aumento della presenza femminile negli organi societari di quasi tre punti percentuali rispetto al 2020, raggiungendo il 30,9% nel 2023. Dall'analisi emerge inoltre che l'età media delle donne in posizioni apicali negli organi societari è più bassa di oltre tre anni rispetto agli uomini che ricoprono gli stessi ruoli.
“A quattro anni dalla prima edizione dell'Osservatorio Donne e Moda la presenza femminile negli organi societari delle imprese del settore è aumentata di 3 punti percentuali, segno di un lieve cambiamento, ma è fondamentale implementare nelle aziende vere politiche di gender equality. In questo ambito – commenta Erika Andreetta, partner PwC Italia Emea luxury community leader - l'Italia è allineata alla media europea, ma ancora distante da quanto avviene ad esempio negli Stati Uniti che hanno già raggiunto il 40% di donne nei cda. Più forte la presenza delle donne in qualità di ceo nelle aziende artigiane italiane, che arriva addirittura al 60%''.
In base a quanto analizzato dai dati raccolti da Confindustria Moda e Sistema Moda Italia1, emerge che nei settori del tessile e abbigliamento l'impiego di manodopera femminile nel 2022 è stata del 59,1% (vs 59,8% nel 2021) mentre la media dell'industria manifatturiera mostra un'incidenza molto inferiore, pari al 27,8% (2022). La percentuale scende al 20% nel settore conciario, di queste il 9,3% ricopre un ruolo esecutivo/dirigenziale, l'8,7% ruoli operativi e la restante parte si divide tra ruoli amministrativi e di ricerca e sviluppo.
Nel 2022 nel tessile le donne erano prevalentemente impiegate (59,1% del totale impiegati), seguite dalle operaie (45,7% del totale operai). Le donne in posizioni dirigenziali ammontano al 17,3% del totale (contro l'82,7% degli uomini). Nell'abbigliamento le donne in posizioni dirigenziali ammontavano al 30,6% del totale (contro il 69,4% degli uomini).
Le qualità predominanti delle donne nei cda sono l'abilità organizzativa e la visione strategica, entrambe citate dal 28% dei partecipanti. Rispetto alla controparte maschile, risalta lo spirito d'iniziativa (22% per le donne contro il 7% per gli uomini). Quasi due donne su tre che lavorano in azienda hanno una formazione superiore, mentre solo il 7% ha una formazione universitaria.
Tra le donne con background universitario, quasi la metà ha studiato moda e design (48%) e circa un terzo in ambiti socioeconomici (32%). Solo il 10% delle donne laureate occupate in azienda ha una formazione in discipline Stem. Oltre il 68% (vs 69% nel 2023) delle donne che ricoprono posizioni manageriali all'interno delle aziende nel settore moda hanno più di 45 anni.
Complessivamente, il 9,4% delle lavoratrici ha meno di 29 anni, il 17,2% tra i 30-39 anni, il 31,2% tra i 40-49 anni, il 35,6% tra i 50-59 anni. Il 6,4% ha oltre 60 anni. Le donne in posizioni dirigenziali sono mediamente più giovani della controparte maschile di circa 2 anni (50,8 vs 52,8).
Dati diversi nel mondo artigianale secondo il Barometro 2024 per Cna Federmoda. Il 77% di aziende ha una percentuale di donne pari o superiore al 50%, rispetto al 74% registrato nel 2023. Circa un terzo (oltre il 33%) riporta di avere un cda prevalentemente femminile, con oltre il 60% dei membri donne.
Entro il prossimo anno il 19% delle imprese prevede un aumento delle dirigenti, mentre il 32% prevede un aumento delle dipendenti. Ad oggi, le donne che ricoprono ruoli dirigenziali nelle imprese artigiane lavorano principalmente nella produzione (69%), amministrazione/contabilità (64%) e vendite (53%). In due terzi dei casi (66%) le donne coinvolte nel processo decisionale svolgono più di un incarico, confermando i modelli di governance per lo più di tipo familiare delle pmi prese in esame.
Per il 94% di intervistati non è presente una disparità salariale tra uomini e donne. Per due aziende su cinque il welfare aziendale ha contribuito a eliminare la percezione della maternità come un ostacolo alla crescita professionale. Tuttavia, il 52% delle aziende dichiara di avere almeno una donna con un contratto part time, mentre solo il 14% almeno un uomo. Nella grande maggioranza dei casi (65%) le ragioni che determinano la scelta del part-time delle donne riguardano la conciliazione tra vita personale e lavoro.
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