di Raffaele Vitali
Una laurea è sempre emozionante. Ancora di più se honoris causa. Soprattutto se a entrare dentro Villa Rei, sede della facoltà di Economia dell’università Politecnica delle Marche, è Andrea Della Valle con tutta la famiglia, in testa il fratello Diego e la sorella Gisella.
“Giorgio Fuà, a cui è dedicata la facoltà, ha saputo affrontare la complessità come un imprenditore. Si amava definire un imprenditore culturale, senza adattarsi mai passivamente alle situazioni''. Questo è il primo collegamento con Della Valle che il rettore Gian Luca Gregori sottolinea nella sua introduzione. “Spiegare ai giovani che quanto imparano oggi servirà domani. Qui formeremo un economista utile, ribadiva Fuà. Una ricetta per essere competitivi in un contesto non semplice, in cui le differenze in Italia e nel mondo sono enormi”.
Da Fermo arrivano il prefetto Vincenza Filippi, il presidente della Provincia Michele Ortenzi e don Vinicio Albanesi. Ma soprattutto tutti i Della Valle e parte dei vertici del gruppo aziendale che i fratelli da sempre gestiscono come una famiglia, dal punto di vista valoriale, ma con piglio dirigenziale per quanto riguarda il business.
Il rettore inquadra il contesto economico della regione in cui Andrea Della Valle lavora. Lui, il ‘candidato’, si siede davanti alla commissione, come un laureando qualsiasi, ma con la differenza che tutto quello che viene detto prima della sua lectio lo riguarda direttamente. Vuoi per l’azienda Tod’s che guida e che viene definita “un campione” a livello di business, ma anche di welfare interno ed esterno, “ tutti volti a mitigare gli effetti negativi della pandemia e del terremoto”. Inevitabile citare la fabbrica costruita ad Arquata del Tronto nel corso della cerimonia. “Il titolo di dottore in economia e Management è frutto di un attento studio del consiglio e dell’assemblea della Politecnica” precisa il rettore.
Andrea Della Valle, racconta Gregori, partì giovane per gli Stati Uniti, per gestire un negozio a New York, riuscendo a vivere anche in condizioni di sacrificio. Evidenti la sua capacità d’intercettare le tendenze. La capacità di aprirsi al nuovo, pensiamo all’interactive e al metaverso, ha voluto sottolineare il rettore. "L’attenzione alla sostenibilità che poi si coniuga con il rispetto della famiglia, pensando alla mamma Maria che voleva vederlo laureato. Il padre Dorino credette nel suo viaggio in America, come in Diego a cui affidò la gestione dell’azienda”, dice ancora Gregori. Scatta l’applauso, si guardano Diego e Andrea Della Valle, che negli anni hanno imparato a gestire i loro rispettivi ruoli.
Economia e Management è una laurea magistrale, “Andrea riesce a laurearsi comunque prima dei suoi figli” sorride ancora il rettore, che riesce ad alternare i freddi numeri alle calde parole stimolate da campioni territoriali come i Della Valle.
290esimi nel mondo per ricerca su oltre 5500 atenei censiti. Di questo gruppo fa parte ora Andrea Della Valle. “Che giornata di festa. Siamo qui, tutti insieme, perché è un momento importante. Mi dispiace solo che non ci sia nostra madre, perché desiderava davvero vedere Andrea laureato. Ma sarà felice lo stesso” commenta Diego Della Valle, seduto in prima fila.
A pochi passi c'è anche il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli che ribadisce: “La famiglia Della Valle è un esempio. Innanzitutto per i giovani, poi per ognuno di noi. Sono partiti da una realtà piccola, pensate cosa sarebbero se le connessioni con il mondo fossero ottimali e non problematiche, raggiungendo ogni angolo della terra. E tutto questo lo hanno fatto senza mai allontanarsi dal territorio, avendo la famiglia e le persone al centro dei loro valori”.
La motivazione, lunga e dettagliata, ha un passaggio chiave: “L’imprenditore ha dimostrato attenzione e cura nei confronti del territorio regionale, pur essendo alla guida di un global player che opera con un orizzonte internazionale e che si trova frequentemente a valutare l’opportunità di delocalizzare così come a scegliere tra molte iniziative a forte impatto sociale in diverse parti del mondo”.
Al professor Stefano Marasca è affidato l’elogio del candidato che ricorda due intuizioni: Hogan e Fay, con la linea di abiti ispirati dal mondo del lavoro e diventai iconici. “È un portatore di capitale intellettuale, ovvero chi porta competenze e sapere nelle diverse situazioni in cui collabora”.
Un imprenditore che si sa innovare. “Dal 1980 al 2020 il passo sembra enorme, ma Andrea Della Valle ha saputo renderlo fattibile: ecco che le Hogan Untraditional in chiave sostenibile dentro il metaverso, con una versione reale e virtuale che si acquista in un colpo solo. Piccoli esempi caratteristici di innovazione e cambiamento che permeano il gruppo aziendale, da vent’anni in borsa, e hanno in Andrea Della Valle un riferimento” prosegue Marasca che poi evidenzia al meglio il quadro aziendale, tra rischi e certezze di crescita, che non dimentica mai di destinare risorse, di fondo l’1% dell’utile netto, a progetti locali di sostegno a famiglie e comunità in difficoltà. Senza trascurare la parte di mecenatismo, che ha nel Colosseo l’apice, ma che ha riguardato anche il restauro del Colle dell’Infinito. “E questo lo fa fidelizzando i laboratori esterni e i fornitori con durate pluriennali”.
Ascolta, seduto lì da solo davanti alla commissione, fino a che non spetta a lui entusiasmare l’aula magna raccontando molto di sé. “Vivevo in una famiglia benestante, ma a 19 anni ho scelto di andarmene. No 20 giorni a Ibiza, ma in California. Per me era un sogno. Mi sono divertito molto, ho imparato l’inglese, ma soprattutto l’anno dopo tutto è cambiato. Mi chiama Diego che era a New York: raggiungimi. Ci facemmo una passeggiata nella via dei marchi della moda. Abbiamo visto un negozio in affitto. Lui si ferma, riflette, i dopo due giorni contratto fatto e io che sono rimasto in America cinque anni per seguire l’avvio. Il senso di responsabilità, che ho sempre avuto anche troppo, mi fece dire di sì a mio fratello. Non sono neppure tornato a prendere le valigie in California e ho iniziato a lavorare per il vero lancio della Tod’s in America”.,
Aveva vent’anni e si trovava nella più grande palestra di vita del tempo. “Ho lasciato un mondo ovattato, al comfort zone, dove oggi i giovani sono troppo abituati a stare. Ero timido e introverso, la classica bilancia saggia. Poi da lì tutto è evoluto”.
Cita spesso il fratello Diego e si rivolge a lui dal podio: “Ti ricordi la prima Traditional, è nata mentre passeggiavamo insieme a New York. È così che accadono le cose, la curiosità. È il vero sale della vita. In un attimo è nata la prima Hogan, era il 1989, un informale che non esisteva. La vera svolta fu mentre osservavo i giovani in giro per l’America con scarpe da tennis che poi entravano in ufficio e si cambiavano, uomini o donne che fossero. Torno a casa e inizio a parlare con mio fratello e mio padre, ci serve un prodotto che uno mette e non deve togliere. Ed ecco l’Interactive, 30 anni fa. Al tempo la scarpa da tennis era solo per correre e invece la nostra scarpa di gomma elegante ha conquistato il mondo. Fu il momento di coraggio e visione che oggi ha reso Hogan uno stile di vita”.
Non si è mai adagiato. “Facemmo una prima collection con Lagerfeld, fondamentale fu il ruolo di mia sorella per lo stile. Fu il momento che ci fece staccare dal discorso basico per entrare in una fascia luxury. Poi arriva Fay, un altro atto coraggioso. E il gruppo cresce”.
La ricchezza che un’azienda produce deve essere ridistribuita, lo ha ricordato Gregori, lo ribadisce il laureato. “Il welfare aziendale è stato il primo passo, poi abbiamo guardato attorno a noi: la scuola a Casette, il C d'Ete, il Colosseo, la fabbrica di Arquata su cui non abbiamo esitato un solo minuto. Ed è questo per noi un grande motivo di orgoglio per cui dico grazie al sindaco Petrucci (Aleandro; ndr) che ora non c’è più ma con cui abbiamo condiviso il progetto che ha coinvolto giovani che facevano tutt’altro e che i nostri tutor hanno reso artigiani''.
E poi l’impegno con l’1% di utile “che diamo al territorio, affidandolo al dottor Mario Andrenacci che ci si dedica giorno e notte. E sarebbe bello, lo ribadiamo sempre, che lo facessero tanti altri amici imprenditori” prosegue nella sua strana lectio che è tale pur percorrendo una vita intensa, meno conosciuta di quella del fratello maggiore ma ricca di conquiste e visione”. L’altra sfida vinta è San Patrignano, dove la Tod’s ha aperto un laboratorio artigianale in cui vengono realizzate borse. “Lavorano per noi da anni, con passione e amore”.
Due progetti ricorda ancora con orgoglio Andrea Della Valle: la Bottega dei Mestieri e la Tod’s Academy, “che noi abbiamo fatto a Casette d’Ete, anche se tutti vorrebbero andare a Milano e Parigi, dove riuniamo giovani creativi che cominciano a sperimentare”. Infine, il pensiero all’università che lo ha accolto: “La vorrei luogo di incontro tra chi studia e chi fa impresa. La preparazione nel mondo del lavoro siete voi. Noi li aggiustiamo. Se posso darvi un consiglio, le nuove generazioni sono immerse nel digitale, vivono in un contesto differente, ma hanno dei pro: hanno velocità di reazione elevata. Vanno solo stimolati. Anche nella moda è cambiato tutto con il digital marketing. Sul metaverso siamo stati coraggiosi, ma la verità è che ci capiamo tutti poco. Ma il futuro è segnato e noi ci siamo”. Chiude così il neo laureato con la classica stretta di mano a rettore e commissione prima di andarsene con la pergamena da appendere in ufficio. Magari quello americano che gli ha fatto ritardare di qualche anno la discussione.