TAVULLIA - Ritiro. "Divertimento, consapevolezza e serenità". Sorride, ma è teso, più che dopo una vittoria o una caduta. Ecco Valentino Rossi, il pilota partito da Tavullia, di fronte alle telecamere per una conferenza stampa straordinaria: “La mia decisione per il prossimo anno è di fermarmi a fine stagione”.
Purtroppo arrivano le parole più temute: “Chiuderò con questa stagione. Per me è un momento triste, perché so che il prossimo anno non correrò con una motocicletta. E l’ho fatto per quasi 30 anni”.
Il prossimo anno, quindi cambierà tutto: “Un’era grandiosa, mi sono divertito. Un percorso lungo e carico di divertimento. 25 anni in pista per un campionato del mondo. Ho vissuto momenti indimenticabili, con tante persone diverse che stanno al mio fianco”.
È cresciuto Valentino, ormai è un uomo, non c’è da scherza, il sorriso è amaro: “Mi ero dato un tempo, pensavo di decidere anche prima. Poi ho aspettato l’estate. Vorrei correre per altri decenni, ma non è possibile. Non sono abbastanza veloce per continuare a gareggiare. Io sono un pilota, si corre per fare risultato. Con le moto non era piàù possibile, ma con le automobili penso di sì. Ci sono tante gare in giro per il mondo che mi faranno divertire”.
Lui, uno dei più forti di tutti i tempi, l’annuncio lo dà seduto su un piccolo sgabello: "Almeno potevate mettere un tavolo” scherza mentre scorrono le immagini di una infinita serie di vittorie, di folle in festa, di colori gialli e blu, di immensi 46, il suo numero da sempre.
Alcune vittorie sono indimenticabili, anche per lui: “Ricordo settimane intere di festa, di gioia. E solo a ripensarci mi diverto. Per questo è difficile dire basta. Ma bisogna comprendere che in ogni sport poi i risultati fanno la differenza. E quindi, la mia è la strada giusta. Potrei gareggiare per il mio team, con mio fratello, portare le mie moto a Tavullia. Mi affascinava, ma va bene così. Intanto penso al resto della stagione, me ne renderò conto all’ultima gara”.
Per chi ama i motori, Rossi è un cittadino del mondo, non solo italiano, con un numero di tifosi irraggiungibile: “Ai miei tifosi dico che ho sempre dato tutto, che ho sempre cercato di andare oltre il mio massimo. Abbiamo fatto un lungo viaggio insieme, molti dei miei tifosi di oggi sono nati con me in pista. E questo è ancora più speciale. So benissimo il sostegno che ho in ogni angolo del mondo, qualcosa che mi sorprende ogni volta. Per cui grazie a tutti, penso che ci siamo divertiti”.
È pragmatico, non si può correre se si è più lenti degli altri. Il suo futuro? “Mi piace correre con le macchine, penso che qualcosa farò con le quattro ruote, ma stiamo cercando di capire. Mi sento un pilota e lo resterò per tutta la vita”. Tre campionati indimenticabili nella sua speciale classifica: il 2001, "l'ultimo delle 500", il 2004, "la prima volta in Yamaha", il 2008, "quando già mi davano del vecchio".
Un super pilota, uno che sapeva leggere prima degli altri il percorso, che ha saputo rialzarsi anche dalle cadute: "Non ho rimpianti. Correre con la Ducati è stata una sfida, un pilota italiano su una moto italiana. Se fossimo riusciti a vincere sarebbe stato qualcosa di storico. Sono triste solo per non aver vinto il decimo campionato, perché penso che lo meritassi. Ho perso due volte all'ultima gara, ma pazienza, non posso lamentarmi" conclude the Doctor.
Che poi riconosce la sua diffrenza dagli altri piloti del circuito, qualcosa che solo Alberto Tomba con lo sci aveva fatto: "Sono riuscito - aggiunge tra un mix di italiano e inglese - ad avvicinare tante persone al motociclismo. Probabilmente senza di me non avrebbero mai consciuto, in Italia, i motori. Ho acceso emozioni in persone normali. Ma questo significa anche che ho vissuto sotto pressione, è il rovescio della medaglia". Esce così di scena, "ciao ragazzi", tra gli applausi dei giornalisti che dicono a lui grazie per la gioia regalata e quel sorriso dolce e sincero che lo accompagna da quando ha inziato a correre sulle mini moto e lo ha reso 'vero' agli occhi di milioni di appassionati.
Raffaele Vitali