di Raffaele Vitali
FERMO - “Quello che i nostri ragazzi e le nostre atlete hanno ottenuto nel 2024 non ha paragoni nella storia del tennis italiano: hanno fatto diventare la nostra nazione per la prima volta la migliore al mondo”. Il presidente della Federtennis, Angelo Binaghi, è appena uscito dal Quirinale dove è stato ricevuto insieme con tutti i campioni del tennis italiano, tranne il grande assente Sinner, dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con loro c’era anche un fermano doc, Emiliano Guizzo, per anni presidente della Fit Marche
Emiliano Guzzo, come mai era a Roma con i vertici del tennis italiano?
“Dal primo di settembre sono parte del Consiglio Federale, un grande onore dopo 40 anni sono il secondo marchigiano a entrarci. All’interno del board della federazione gestiamo progetti nell’interesse del movimento”.
Quale è il suo ruolo?
“Mi occupo del settore tecnico Under 16, dell’istituto di formazione e dei campionati di serie A e serie B. Quindi insieme con altri due colleghi mi occuperò di migliorare quello che penso sia possibile migliorare portando il mio sguardo da presidente regionale”.
Che effetto fa incontrare Mattarella?
“Molto particolare. È il Presidente della Repubblica e ha un’aura particolare. Quando sei nella sala degli specchi l’emozione è già grande, sei nel cuore della cultura e dell’arte. Poi arriva il presindete, una persone di etica eccezionale. Essere premiati dal Presidente significa aver fatto bene, aver ottenuto risultati che hanno portato in alto il nome dell’Italia. È lui come persona che trasferisce gioia. Chi entra già nutre rispetto verso la carica e la sua persona”.
Guzzo, ma il tennis italiano può migliorare?
“Nonostante i grandissimi risultati, possiamo crescere. A livello di organizzazione, di gestione, abbiamo angoli da smussare. Soprattutto nel settore femminile, dove dobbiamo raggiungere risultati duraturi. Lavorando sulla base della piramide, anche il settore maschile oggi brillante può strutturarsi e crescere. E poi dobbiamo entrare nelle scuole, dobbiamo far iniziare a giocare da piccoli. Tempi, tecniche e filosofie sono in continua evoluzione. Noi lavoriamo per raggiungere la perfezione far sì che i grandi risultati li possiamo mantenere e raggiungere per anni”.
Le Marche restano nel suo cuore?
“Sono nel mio binocolo e ci rimarranno sempre, anche se seguirò le problematiche nazionali. Ci sono atleti che stanno facendo bene, in testa Cocciaretto e Nardi a cui se serve darò una mano e poi ci sono dei 18enni che stanno crescendo, tre 2005, un paio di ottimi 2007 e la campionessa italiana classe 2008. Insomma, abbiamo tante frecce all’arco”.
Guzzo, visto che segue i giovani e i centri formazione, ha un consiglio per i circoli?
“Lavorare sulla base, sulla scuola tennis, con una organizzazione importate, creare un buon rapporto giocatori, allievi, maestro. Poi servono fisioterapista, preparatore atletico e anche un mental training. Queste sono le figure eccezionali e imprescindibili per una scuola tennis di qualità”.
A livello strutturale cosa serve?
“Per chi vuole investire, servono campi polifunzionali, una palestra e una club house. È ideale avere un campo veloce, utile per la scuola tennis, e la terra perché fa lavorare al meglio dal punto di vista tecnico. Poi, se un circo vuole crescere anche a livello di socialità, suggerisco anche un paio di campi da padel e il pickleball. Ma soprattutto avere maestri qualificati, figure che crescono dentro l’istituto di formazione e quindi remano in linea con la Federazione, dove c’è un’unica filosofia dal vertice alla base”.