FERMO – Un luogo di accoglienza, di supporto, di recupero, di speranza: questa è L’isola che non c’è, la comunità che si trova a due passi dal centro di Fermo, vicino al San Carlo, con spazi ambulatoriali nuovi e accoglienti anche in zona Coop.
Quei giovani, per non dire giovanissimi, che vivono sofferenza e disagio e che cercano la loro strada di serenità. “Il problema è che crescono i casi e sembrano senza fine” sottolinea Sandro Ferri, presidente della cooperativa.
“Ci troviamo ad affrontare storie sempre più estreme, giovani che hanno vissuto traumi forti e che non possono restare nelle loro famiglie. Abbiamo ragazzi e ragazze che magari si fanno del male o addirittura arrivano a tentare il suicidio, per chiedere aiuto” prosegue.
A questo provano a dare una riposta gli operatori dell’Isola che non c’è. “Sempre più costruiamo reti di supporto sul territorio, ma i problemi di questi ragazzi sono sempre più grandi”. A quello che impatta sui giovani, si aggiungono le problematiche dei genitori: “Mamme in sofferenza, problemi psichici che non permettono loro di accudire i figli e i piccoli restano in comunità. Noi ci facciamo carico delle loro esigenze e- ribadisce Ferri - ricostruiamo per loro una quotidianità fatta di scuola, amicizie, attività ricreative, momenti di socializzazione e di incontro”.
Il tutto sempre con il supporto psicologico. I casi sono tanti, come quello che ha visto protagonista lo psichiatra Alfredo Di Vincenzo che an saputo entrare i relazione con una sedicenne che si è rivolta al centro, arrivando a ricoverarla. Proseguendo poi il percorso di dialogo, ascolto e recupero che l’ha riportata alla sua vita indipendente.
Quello che è accaduto alla 16enne è la speranza che Ferri ha ogni volta che un giovanissimo entra in comunità: “Purtroppo una rete di famiglie affidatarie su cui contare in questo momento non c’è, è molto difficile trovare spazio per dare un futuro diverso ai nostri ragazzi, abbiamo bambini anche molto piccoli che avrebbero bisogno di un contesto familiare. Stiamo gestendo tre bambini arrivati dal Mali in una situazione complessa che però starebbero di certo meglio se potessero conoscere il calore di una casa e di una famiglia. Hanno tra i 5 e gli 8 anni e il futuro per loro dovrebbe essere un po' diverso da così”. E chissà che qualcuno non bussi alla porta dell’Isola che non c’è.
r.vit.