Duemila aziende espositrici, quasi 40mila visitatori di cui 2mila dall'estero. E poi i ministri Di Maio, Patuanelli e Giorgetti. La XX edizione di Cibus ha chiuso tra gli applausi. L'Italia, ha sottolineato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, parlando di Italian sounding e lotta alla contraffazione, è tra i primi dieci esportatori mondiali nel settore, col valore dell'export nei primi cinque mesi del 2021 che è cresciuto dell'8,6%, rispetto allo stesso periodo del 2020. la conferma della centralità dell'agroalimentare e della sua capacità di guardare al futuro con numeri in positivo: per il 2021 punta dritto a 154 miliardi di fatturato con un incremento dell'8%. Un settore traino per il Sistema Paese.
Protagoniste anche le Marche in mezzo al modno del food. E dentro le Marche il fermano con alcune sue aziende. Una è il salumificio Ciriaci. Ad accogliere i visitatori c’era Paolo, il figlio dell’Ad, Graziella Ciriaci.
Paolo Scendoni, come procede la fiera?
«Le aspettative erano molto pessimiste, invece la ripresa c’è. Sicuramente, i programmi di tutti erano superiori, ma vedo una ripresa, ben nascosta, ma che c’è».
Che cercano i clienti?
«Il prodotto di qualità, che è riconosciuto dagli addetti del settore. Riconoscere un prodotto di qualità, oggi, è molto impegnativo. Occorre saper distinguere tra chi cerca la qualità e chi cerca l’affare».
Tra i vostri prodotti, quali vanno meglio?
«Un po’ tutti. Sono riconosciuti e con il marchio Ifcq. Cerchiamo di garantire il massimo per quanto riguarda le materie prime e la lavorazione. Il che è una novità nel senso che, oggi come oggi, lavorare con qualità non è scontato, ma fondamentale».
Come procede la ripresa dal Covid?
«Programmazione e aspettative sono state soddisfatte più di quanto avremmo potuto immaginare. Alzeremo sempre di più la staffetta. Sarà una ripartenza veloce perché non si possono aspettare tempi lunghi, ma bisogna riprendere, in maniera diversa, ma sicuramente migliore rispetto a quello che era prima».
La vostra è un’azienda di famiglia. Lei rappresenta la seconda generazione. Quali contributi possono portare i giovani come lei?
«Partiamo sempre dalla base, da quello che è stato costruito fino ad oggi, dalle energie, dalle aspettative, dai progetti e dalla fantasia. Sogni e fantasia sì, ma basati su quello che sono stati la storia e l’impegno fino ad oggi, fondati sul lavoro di tutti, di quelli che hanno più esperienza e di quelli che ne hanno meno».
f.pas.