di Raffaele Vitali
Una lezione durissima per la Cantù di Cesare Pancotto. Per il coach sangiorgese non c’è niente da fare, Jasmin Repesa per lui è indigesto. Solo cinque volte vincente, contro una decina di ko. E anche questa volta per l’allenatore con più partite in panchina in serie A la domenica è da dimenticare (107-83 il finale).
Se non difendi, non vinci. E Cantù ha letteralmente regalato l’area pitturata agli uomini di Repesa. Che hanno una fiducia incredibile: la conferma è in Drell, triple in serie, e Zanotti, schiacciate e presenza fisica. Loro due, perché da Cain e Delfino, oltre che dai due Robinson, ci si aspetta sempre qualcosa di buono, come la tripla del più 30 a fine terzo quarto.
Cantù ha reto dieci minuti, poi un pessimo secondo quarto e un inizio agghiacciante dopo l’intervallo lungo. Pesaro, invece, ha pian piano affinato i giochi. Molte palle perse ed errori nel primo periodo, e nonostante ciò era avanti grazie a un ottimo Filipovity, poi i giochi a due che sono diventati una macchina perfetta: pick&roll, penetra e scarica, tiri piazzati e soprattutto tanti appoggi al ferro.
Peccato, Pancotto avrebbe meritato ben altro ritorno nella sua regione. Ma il silenzio dell’immenso palazzo deve aver fatto male a Johnson e compagni. Soprattutto ha tagliato le gambe a Leunen, sembrato improvvisamente anziano e poco lucido, considerando anche i passaggi sbagliati.
La Vuelle, invece, ha trovato gioielli da ogni giocatore sceso in campo. Delfino parte in panchina, l’illusione di Repesa ai canturini perché poi il capitano entra e si presenta con un paio di canestri dei suoi e soprattutto la consapevolezza che se lasciato solo fa male. Pancotto riflettera sul suo secondo quarto, quando ha lasciato gli italiani in panchina, speranzoso che ci sarebbe stata una rinascita dei suoi americani.
E invece, squadra seppellita. Il coach si riporta quindi a Cantù la quarta sconfitta consecutiva, ma di certo la più dolorosa per il gioco non mostrato. Proverà ad accontentarsi dei minuti di qualità del 19enne Procida nell’ultimo periodo. Ha talento, come ce l’ha Pecchia che però quest’anno ancora stenta, e Pancotto saprà farlo crescere.
Si chiude così, con tanto di tripla di Serpilli nella grande vittoria di Pesaro, e un ricordo di Dado Lombardi, uno dei grandissimi del basket italiano scomparso troppo presto. “Un maestro di capacità, di ironia, di conoscenza del gioco. Due aspetti ho cercato di rubargli: la costruzione della zona e alcuni esercizi di tiro. Dado, un abbraccio a te” conclude il coach sangiorgese con lo sguardo commosso.