“Più accettate e più se ne approfittano”. Ecco uno dei tanti commenti sui social, ma anche a tavola e mentre si passeggia, di fronte alla decisione di istituire il green pass. Puntualmente, in questo caso da un gestore di palestra, arriva la risposta: “Altrimenti si chiude”.
Vedete, gli avversari del vaccino non hanno ancora saputo produrre un contenuto reale a supporto delle loro teorie se non un banale ‘ci privano della libertà’, ‘stanno facendo le fortune delle multinazionali’. Il dato reale è che senza vaccini si può, in successione: avere la febbre, ammalarsi gravemente, finire in rianimazione, danneggiare i polmoni, morire. E questo per quanto riguarda la persona. Senza vaccini si può: tenere chiuse le attività nei fine settimana, tenere chiusi i ristoranti e i bar, tenere chiuso tutto quello che non sia alimenti e medicine. E questo per l’economia.
Ora si aggiungono i benefit: senza vaccino non si va a teatro, non si va al cinema, non si va al palazzetto e presto si complicherà anche il mondo del lavoro, con buona pace di chi pensa che imponendo il vaccino in fabbrica si tolga un diritto anziché si garantisca il posto. Se proprio vogliamo, il vero problema resta il ‘ma anche’ che si abbina al vaccino. Quando si pone una alternativa, a meno che non sia necessaria per motivi di salute, si alimentano il dubbio e la confusione. Aumentando tra l’altro la difficoltà dei controlli.
Se il vaccino è la strada, deve essere quella maestra. Le certezze sono quelle di cui ha bisogno l’uomo comune per non avere paura. Poi c’è la politica, quella che non riesce proprio a capire che libertà faccia rima con responsabilità. Solo che obbligare qualcuno a dire cose intelligenti è più difficile di fargli alzare la manica della camicia per la vaccinazione.
*direttore www.laprovinciadifermo.com