di Raffaele Vitali
PORTO SANT’ELPIDIO – Non è facile chiedere alle persone di pensare, di riflettere, di impegnarsi. L’Admo con Renato Politi ci prova spesso, magari affiancato dall’Avis, con Sandro Santanafessa. Portare in una sala di Porto Sant’Elpidio giovani e non per parlare di donazione del midollo osseo e quindi di lotta ai tumori per lui sembra invece semplice. “E’ così che riusciamo ad avvicinare le persone, così possiamo aumentare la sensibilità e quindi le iscrizioni al registro dei donatori” spiega Politi. Già, il registro. Perché per donare bisogna farne parte e possono iscriversi solo persone tra i 18 e i 35 anni, che pesino più di 50 chili. Serve? La storia di Marta Viola vale più di ogni risposta.
Parte con un video la serata alla Casa del Volontariato, dove ci pensano l’ex assessore Annalinda Pasquali e l'assessore Piermartiri a tenere alta la bandiera delle istituzioni. Scorrono le immagini, con una voce tenue, di Marta Viola, una 33ennne di Martinsicuro, fotografa di professione, che tre anni fa ha scoperto di essere affetta da una forma di leucemia molto aggressiva. “Ero uno straccetto, ho iniziato a vivere in isolamento. Potevo solo scrivere e fotografare. È stata questa la mia forza”. Ed è nato un progetto, ‘Sangue Bianco’, formato da un libro e dal documentario, presto sarà un podcast. “Vedete, parlarne apre ogni volta un mondo. Le sensazioni, le emozioni, sono sempre diverse. Ricordo ancora la telefonata dal centro di Pescara. Stavo fotografando degli sfollati post sisma, quando il primario imi dice che aveva trovato un donatore”.
Il donatore, che bella parola. Non è facile, soprattutto se non si ha un fratello o una sorella, che garantiscono il 25% di possibilità. Per il resto, si parla di una possibilità su 100 mila. Per questo c’è il registro, ad Ancona come in Italia e in altri 73 Paesi nel mondo, spiega la responsabile regionale Alessandra Zoli. “Sono 9mila i donatori nelle Marche”. Un buon numero, ma in realtà è troppo piccolo.
“Vedete, quando ho scoperto la malattia è stata durissima. Viviamo in un mondo che non contempla l’inciampo, la caduta. Ma può succedere a chiunque. Il giorno che ho scoperto di essere malata – prosegue Marta Viola mentre scorrono le immagini di quei giorni difficili – mi sono chiesta mille volete perché a me, perché la leucemia. Che poi non sapevo neppure esattamente cosa fosse”. Il donatore ha cambiato la sua vita. “Ho fatto tutto quello che dovevo, cure, chemioterapia, ma non sarebbe servito a nulla se non fosse arrivato lui, un uomo. Non saprò mai chi è, ma mi ha cambiato la vita”. E come dice la dottoressa, è cambiata anche a lui. “Perché donare è qualcosa di unico. Sai davvero che stai salvando una persona”.
In sala ci sono tanti giocatori del Porto Sant’Elpidio Basket, una società dalla coscienza civile superiore alla media. Ascoltano in silenzio, nessuna esitazione anche dopo due ore di incontro. Anzi, sei di loro si alzano, vanno dalla dottoressa e compilano il foglio: “Vogliamo diventare donatori di midollo osseo”. E altrettanti, in contemporanea, si iscrivono all’Avis, un primo passo, un modo per entrare nel mondo del dono e per iniziare a riflettere. Ci si può iscrivere anche online, basta cercare IBMDR su Google e tutto sarà più semplice. Ecco, Politi ha fatto centro ancora una volta. Certo. La sala piena sarebbe stata meglio. Ma se tra cinquanta persone sei hanno fatto la scelta coraggiosa, “perché serve coraggio per decidere di donare”, allora c’è speranza e soprattutto c’è nuova linfa per continuare a lottare, per continuare a far conoscere alle persone un mondo altrimenti lontano, quello del dono che salva una vita.
@raffaelevitali