FERMO – Francesco Verducci chiama, il gotha del Pd delle Marche risponde. Un confronto social, profondo, che apre a una serie di percorsi e che ha messo in luce anche inevitabili differenze.
Cosa vuole fare il Pd nel futuro? Una domanda complessa per chi sta all’opposizione in Regione, per chi sta al Governo ma con gli alleati meno affini, per chi guida comuni importanti, ma comincia a perderne tanti. “Abbiamo bisogno di un congresso fondativo, dobbiamo tornare a parlare di cose concrete. Nelle Marche, del modello sviluppo senza fratture sono rimaste solo le fratture. Servono idee capaci di attrarre energie, serve fare del Pd qualcosa di diverso di un guscio vuoto e autoreferenziale” esordisce Verducci.
Ficcante, come al solito, Valeria Mancinelli, quella che per molti dentro il centrosinistra marchigiano è l’unica possibile leader. “Lo scollamento tra il partito e il paese reale è evidente. Ma non solo nelle Marche. e uno dei problemi è che quando parliamo del futuro ci limitiamo a pensare alle alleanze”.
Quello che per tutti è necessario è “una riflessione che porti a idee e progetti. Ma bisogna uscire dal generico perché sono in arrivo importanti risorse e bisogna sapere cosa serve. Diamoci priorità, ma non io, Ricci o Verducci: priorità per le Marche”. Per questo domani durante la direzione del Pd, guidata dal segretario Giovanni Gostoli fino a che non ci sarà il congresso, verrà creato un tavolo permanente tra sindaci di centrosinistra e parlamentari, un coordinamento per proposte condivise.
Ascolta Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, e rilancia condividendo l’idea del congresso senza commissario, come auspicato da Verducci: “Abbiamo perso le elezioni pochi mesi fa, ma guidiamo il Governo. Le Marche, dopo il 2009, hanno cambiato assetto sociale e noi non siamo riusciti a intercettare e a guidare questo cambiamento. Sono d’accordo sulla necessità di un piano infrastrutture regionale. Ma soprattutto vorrei che il Governo prendesse decisioni ascoltando i sindaci, perché le Regioni non sono affidabili”.
Una frase pesante, chiaramente legata al fatto che le Marche hanno cambiato colore, ma è anche vero che lui punta con forza sugli enti locali per eccellenza.
Come crede nei 5 Stelle, diversamente dalla Mancinelli e da Nicola Loira, primo cittadino di porto San Giorgio, che senza esitare affonda l’ipotesi alleanza: “I grillini vedono nel Partito Democratico la causa di tutti i mali. È evidente che dobbiamo interrogarci che non bastiamo più da soli a rappresentare un’area politica, ma ne abbiamo la responsabilità. per questo pongo due questioni: la prima è ‘aprirsi, ma a chi?’. La seconda sono gli ‘argomenti’. Dobbiamo trovare temi che diventino la nostra bandiera”.
Di certo un tema dovrà essere il lavoro, come lo sarà la ricostruzione, “uno dei più grandi fallimenti. Per colpa della timidezza della Regione e Governo incapace” tuona la Mancinelli.
“Se nelle Marche un terzo dei lavoratori è part time e un quinto è precario significa che non abbiamo solo un problema di lavoro, ma anche di qualità. Per cui – conclude la segretaria della Cgil Daniela Barbaresi – facciamolo tornare al centro della nostra politica”. Tanti altri poi gli interventi, da vimini a Lucciarini, da Piermartiri al nuovo leader dei Gd e Mangialardi.
Tante parole, tanti dubbi e un punto da cui ripartire: serve una identità chiara e serve presto, perché il Next Generation Eu, alias Recovery Fund, non attende e per avere un ruolo bisogna innanzitutto avere idee e squadra. Verducci ha aperto la discussione, e non è poco, la direzione proverà a costruire il gruppo.
Raffaele Vitali
