FERMO – Chiusure e aperture. È un continuo alternarsi di azioni e di sentimenti. Anche per il mondo della fede, anche per l’arcivescovo Rocco Pennacchio. Giusto il tempo di annunciare che da domani il duomo di Fermo sarà riaperto anche per le visite dei turisti, con mascherina e igienizzante, che deve parlare di una chiusura, dell’ultimo giorno di scuola. E lo fa con il consueto amore verso il prossimo, rivolgendosi a ragazzi, genitori e insegnanti.
“Qualcuno forse pensa che questo sia stato un anno scolastico da dimenticare per l’impossibilità di andare a scuola a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, ma io non sono d’accordo e comincio con il ringraziarvi per la tenacia con la quale avete vissuto l’impegno scolastico in questi ultimi mesi”. Una scuola strana, senza la classe, i volti e gli ambienti familiari, oltre a una parte di programma. “Se consideriamo ciò che è mancato, l’anno scolastico è da dimenticare. Ma se non ci attardiamo a guardare indietro, e pensiamo invece a cosa custodire, a partire da domani e per il futuro della nostra scuola, inaspettatamente ci è stato donato veramente tanto in questi mesi così particolari”.
Con il volto sorridente l’arcivescovo guarda al famigerato bicchiere mezzo pieno: “Quando ero piccolo ho pensato spesso a quanto fosse noiosa la scuola. Ma probabilmente, nei mesi passati, costretti e controllati negli spazi limitati della casa senza poter incontrare gli altri compagni, avete avuto nostalgia della scuola”.
Secondo il vescovo è maturata la consapevolezza che quell’edificio è in realtà uno “spazio di libertà, da vivere con coscienza e responsabilità, in cui si matura, a volte anche sbagliando. Ecco, ricordiamocelo in modo che a settembre ci impegniamo a vivere amicizie vere, relazioni sane e mai violente o prevaricatrici”.
Per gli insegnanti il messaggio è differente: “A costo di tante fatiche, in breve tempo avete dovuto riorganizzare il vostro lavoro. Sono certo che avete scoperto in voi stessi abilità nuove e possibilità insospettate, che vanno custodite anche nel futuro. Non disperdete il patrimonio di fantasia e inventiva che i vostri allievi hanno conosciuto: vi saranno riconoscenti”.
Infine, last but not least, i genitori, i grandi protagonisti della didattica a distanza tra le mura domestiche: “Avete preso coscienza che la scuola si fa carico veramente dei nostri ragazzi, con tanto dispendio di energie. Ricordo, negli anni in cui ho insegnato religione, che la tentazione dello scaricabarile era sempre in agguato. Gli insegnanti dicevano: “Le famiglie dove sono?” e i genitori, dal canto loro: “Ma la scuola cosa fa?” Forse l’esperienza scolastica al tempo del Covid sta aiutando anche voi famiglie a considerare diversamente il valore della scuola e degli insegnanti. Ci siamo accorti di essere tutti nella stessa barca”.
Una barca in cui comunque le famiglie hanno riscoperto la bellezza, e la fatica, del rapporto genitori/figli, del fare cose insieme, dell’ascoltarsi reciprocamente un po’ più a lungo.
“Carissimi – conclude Pennacchio – con queste parole ho voluto aiutarvi a leggere con sapienza quella parte di storia recente che vi ha resi protagonisti; una storia che, affidata alle mani di Dio e sotto la protezione della Madonna, ci farà crescere e recuperare ben più delle lezioni che sulla carta abbiamo perso”.
r.vit.