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La sanità fermana nelle mani di Livini: "Ecco cosa farò nei prossimi tre anni"

14 Gennaio 2020

Intervista al direttore generale dell'Asur 4, confermato dal presidente Ceriscioli per altri tre anni.

di Raffaele Vitali

FERMO – Tanto rumore per nulla. Luca Ceriscioli, assessore alla Sanità e presidente della Regione, non cambia nulla. E conferma tutti i direttori di Area Vasta. Tra di loro, ma era l’unico certo da tempo, Licio Livini. Che firmato il contratto è già alla scrivania coni faldoni e il tanto da finire. Ma anche con l’obiettivo di incidere sull’Asur regionale ottenendo quanto chiesto per restare al suo posto, il che significa norme snelle e più autonomia.

Livini, altri tre anni alla guida dell’Area Vasta 4.

“Chissà che non sia il tempo giusto per inaugurare l’ospedale di Amandola. Mentre in regione firmavano stavo finendo con il sindaco dei sopralluoghi. Per quanto riguarda Fermo, invece, vedremo…”.

Si attendeva la conferma?

“Al di là della soddisfazione personale, e quella per i miei colleghi, è la riprova che c’è una condivisione di azioni, partendo dalle difficoltà ma anche sul modo di lavorare in rete, in gruppo”.

Nomina scontata?

“A pensare dalle date direi di no. Fatta all’ultimo giorno utile. Quindi è evidente che qualche dubbio c’era”.

L’Asur 4 però era la più scontata, lo ammette?
“Mi sono sempre sentito vicino Regione e Asur. Ho avuto rassicurazioni continue. A seguito di una dichiarazione che feci questa estate quando dissi ‘se sono queste le condizioni preferisco mettermi da parte’ sono cambiate tante cose. E qualche rassicurazione importante l’ho avuta. Da qui la mia decisione di poter dire andiamo avanti”.

Ultimo mandato?

“Direi di sì, considerando la mia età arriverò al limite dei 65 anni”.

Un direttore cosa chiede alla Regione?

“Ho chiesto più forza sul territorio. Che non significa solo a livello economico, ma nelle procedure. La nostra organizzazione presuppone che la maggior parte dei passaggi deve passare in Asur. Si discute, anche insieme, ma si allungano i tempi. Vorrei che si potessero dare risposte più immediate. In particolare a livello di personale, che è la vera risorsa che va salvaguardata e attenzionata. La politica del personale non può essere legata solo alle norme”.

Per cambiare serve volontà politica o normativa?
“La politica detta le regole, ma è anche un discorso organizzativo dell’Asur, che può snellire le procedure e accelerare i tempi. Saremmo tutti più felici, perché i benefici sono collettivi. Significa poter pianificare in loco molti passaggi”.

Ma il problema non sono le risorse?

“Ho un piano occupazionale siglato da Asur, poi per ogni assunzione passo per Asur. Sono stati accentrati i concorsi, cosa che rallenta le assunzioni. Si usano graduatorie di altre Asur, ma non è qualitativamente vincente che io va da a pescare in graduatorie passate dove i migliori sono già stati presi”.

E ora, da qui a tre anni, quali le sfide?

“Tante cose da completare. Una è la chiusura della collaborazione con l’Inrca, geriatria e cure intermedie, con la possibilità di creare altre collaborazioni, penso a dermatologia e reumatologia e riabilitazione. Questo sta sulla mia scrivania”.

Oltre l’Inrca, cosa?

“C’è la Potes jolly per 12 ore, da mettere di notte in stand by a Fermo e di giorno a disposizione della centrale operativa di Ascoli che le coordina tutte”.

Pediatria e Pronto Soccorso del Murri sono i posti più sofferenti, cosa promette?

“Dobbiamo regolarizzare il reparto di pediatria e il Pronto soccorso. Pediatria perché a oggi ci sta una carenza di figure interne e sul mercato. A Fermo da oltre un anno andiamo avanti con soluzioni improvvisate e pezze per coprire i turni e questo non è accettabile per qualità e garanzia. Abbiamo fatto un altro avviso ed è partito il concorso di Ospedali Riuniti da cui poi pescheremo anche noi. Pronto soccorso siamo sotto di tre medici e dobbiamo trovarli in fretta”.

Altri nodi?

“Abbiamo l’iper affollamento legato alle malattie da raffreddamento, molti anziani. Quindi l’ospedale è affollato e ci condiziona a tal puto che ci appoggiamo fuori reparto. Mal comune mezzo gaudio, anche gli altri ospedali sono in difficoltà”.

E poi Medicina ad Amandola?

“Lo riporteremo non appena avremo spazi idonei e autorizzati che ci consentono di gestire in maniera del tutto sicura il reparto di medicina”.

Umanamente che significa questa conferma?

“Un lavoro fatto di impegno continuo. Mi messaggiano alle tre e quattro di notte. Poi la mattina ti chiamano, poi la domenica per un problema di salute: quando sei un direttore del territorio diventa tutto più difficile. Il nostro è un lavoro particolare, coinvolgente, che non si ferma mai. Pesante, ma ricco di stimoli”.

Tre anni, a prescindere da come andranno le elezioni?

“Il contratto non ha colore politico. È un contratto a tutti gli effetti con durata e condizioni. Se poi il colore politico cambia e pensa di rescindere il contratto, bene. Il mio rapporto è con la Regione, quindi per dividersi ci devono essere dei motivi”.

Il Murri come lo migliora?

“Dobbiamo fare dei lavori per la messa a norma antisismica. E questo creerà difficoltà da un punto di vista logistico e di spazi e compressione di servizi. Il corpo che riguarda la portineria, il corridoio, l’area bar e sportelli Cup. E questo riguarda anche magazzino ed ex pronto soccorso. Un lavoro importante, dobbiamo tagliare i solai per renderlo più elastico. Inizieranno a fine 2020, inizio 2021. Soldi e progetto pronti”.

In attesa del nuovo, i servizi cresceranno?

“Il percorso è avviato. Stiamo rinnovando le sale operatorie. Penso alla chirurgia endoscopica che ha bisogno di avere innovazione. Abbiamo un primario chirurgo che lavora molto in endoscopia, per cui dobbiamo riadeguare la strumentazione per lavorare bene. E lo stiamo facendo nei vari reparti dotando tutte le unità operative di tecnologie moderne. Così per radiologia, con il rinnovo della Tac in arrivo e prevediamo di comprare un mammografo nuovo e un ecografo per il discorso dello screening portando la senologia a Porto San Giorgio e ci investiremo”.

Tra i vari punti c’è il polo dei medici a Sant’Elpidio a Mare?

“Stiamo ristrutturando un intero piano. Lo risistemiamo perché ci andranno ad allocarsi undici medici di medicina generale. Questa associazione, nell’accordo che stiamo siglando, gestirà tutta la struttura di Sant’Elpidio a Mare con ambulatori, cure intermedie e Ppi. Praticamente la Medicina generale gestirà tutto. Un grosso passo in avanti per la casa della salute”.

Sant’Elpidio diventerà un filtro pre pronto soccorso?
“Di certo filtra tutto quello che va verso l’ospedale. Dalle patologie croniche ai diabetici ai cardiopatici, chi ha un livello di malattia stabile troverà lì una risposta. Insieme gestiranno migliaia di pazienti. E sia chiaro che chi ha ambulatorio in altre zone potrà continuare. Le frazioni avranno sempre il loro medico, se lui lo vuole, ma garantendo la presenza dentro la struttura comune”.

Tre anni, un messaggio di saluto a Donati?

“Gli voglio ‘simpaticamente’ bene. Vorrei tanto che fosse più propositivo nei suoi messaggi. Non vale solo per lui, ma per chi svolge un ruolo di osservazione e critica. Se servono a costruire, le critiche la direzione le ascolta e apre tavoli ogni giorno. Se l’osservazione serve solo a creare vantaggi di tessera, la direzione non lo accetta e credo che ormai lo abbiano capito tutti”.

Raffaele Vitali - via Leopardi 10 - 61121 Pesaro (PU) - Cod.Fisc VTLRFL77B02L500Y - Testata giornalistica, aut. Trib.Fermo n.04/2010 del 05/08/2010
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