FERMO – Il 25 aprile dell’ospedale Murri è uno dei simboli della Resistenza. Lì dentro, da ormai due mesi, si lavora senza sosta, si lotta contro il Coronavirus. Lo hanno ripetuto tutti i sindaci: “I medici, i sanitari sono i nostri nuovi partigiani”. Ma lo sono anche i cittadini, che resistono dentro casa, che si sono auto limitati la libertà conquistata 75 anni fa per cercare di ridurre i problemi. E se no lo fanno ci pensano le forze dell’ordine a vigilare, oggi le pattuglie erano disseminate in ogni angolo della provincia.
E questo dicono i numeri di oggi dove i ricoverati restano 36, non uno in più rispetto a ieri. Stabilità e continua diminuzione. “Basti pensare che – ribadisce il direttore dell’Asur 4 Licio Livini – erano 87 il 3 aprile, 71 l'11 di aprile”. Come cambia la realtà nel giro di pochi giorni quando si combatte contro un nemico invisibile.
I casi positivi crescono ancora ogni giorno, è vero, ma di due, massimo quattro unità (416 in totale). Per le Marche, Piceno e Fermano sono fuori dall’emergenza, ma dentro la battaglia.
Il quadro migliora anche a livello di persone in isolamento e soprattutto di sanitari, scesi oggi a 69, dopo un mese in cui si leggevano solo numeri sopra il 100. Avanti così quindi, perché più si rnomalizza la situazione dentro il Murri, grazie a un aumento del filtro dal territorio, e più avverrà quello che ha ribadito il primario Macarri: “Poter seguire ogni paziente con l’attenzione che merita, ridando a ogni reparto la sua normale attività”.
r.vit.