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La nebbia che non c'era, la partita della Juve, la collisione: il mistero del Moby Prince a teatro. "La ricerca della verità prosegue"

8 Novembre 2022

SANT’ELPIDIO A MARE - “Io sono nata che mia zia già non c’era più, ma sono cresciuta nel suo ricordo di donna determinata, allegra e piena di vita. I miei nonni ormai sono morti e non sapranno mai cosa è accaduto davvero quella sera mentre le speranze di mio padre che si sappia più di quanto non conosciamo già iniziano a vacillare e non posso biasimarlo”. La ricerca della verità è alla base dello spettacolo teatrale M/T Moby Prince 3.0 che questa sera coinvolgerà gli spettatori del Cicconi di Sant’Elpidio a Mare. Quella ricerca della verità che si legge nelle parole di Francesca Granatelli, nipote di Giuseppina, l’elpidiense che ha peso la vita sul traghetto insieme con il civitanovese Bruno Fratini e altre 138 vittime.

Il 10 aprile 1991 la collisione tra il traghetto della Navarma e la petroliera Agip Abruzzo nella rada di fronte al porto di Livorno. Oggi, due giovani attori che all’epoca dei fatti non erano ancora nati si alternano sul palco nello spettacolo teatrale che racconta l’incidente dal punto di vista di chi era a bordo del Moby Prince. Per farlo, utilizza l’interazione visiva e narrativa tra le due componenti drammaturgiche della messa in scena in cui immagini e parole conducono lo spettatore nell’enorme buco nero che avvolge ogni aspetto della vicenda, disorientandolo fino al punto da chiedersi come tutto questo sia stato possibile.

"Sono Francesca Granatelli, ho 25 anni e sono un’insegnante. Sono la nipote di Giuseppina, una giovane donna di 27 anni, che ha perso la vita assieme a suo marito, Bruno, sul traghetto Moby Prince, il 10 Aprile 1991, quattro giorni dopo il loro matrimonio. I miei zii si erano imbarcati al Porto di Livorno per raggiungere la Sardegna, meta del loro viaggio di nozze. I ragazzi della mia età non sanno cos’è accaduto la notte del 10 aprile 1991 al largo del porto di Livorno, non sanno che sono morte 140 persone né tantomeno che quell’incidente è la più grande sciagura della marina civile italiana dal secondo dopoguerra” spiega la nipote di una delle vittime.

Una vicenda avvolta nel mistero, tanto quanto la nebbia, se c’era, di quella notte. L’unica certezza era che in tv c’era Barcellona-Juventus. “Tutte notizie basate sulle iniziali supposizioni che furono formulate all’epoca dei fatti per giustificare un incidente che non sarebbe dovuto avvenire perché il Moby Prince non avrebbe dovuto entrare in collisione con la petroliera Agip Abruzzo quella sera del 1991. Dall’ultima inchiesta parlamentare è stato stabilito che, quella sera, c’era una terza nave, che non è mai stata identificata, che ha interrotto il tragitto che il Moby Prince aveva intrapreso e che, a causa di quest’ultima, è stata costretta a deviare la sua rotta urtando la petroliera” proseguono gli autori dello spettacolo.

Che ripercorrono la vicenda attraverso una serie di monologhi incrociati, frutto di un lavoro di ricerca e scrittura durato quasi due anni. A parlare sono vite comuni, ricordi dei testimoni, documenti, sentenze. Le immagini, invece, sono il risultato di drammaturgia visiva, video motion design ed elaborazione di archivio audiovisivo.

Un atto unico che non racconta solo le vicende umane, ma si addentra nelle contraddizioni della fase processuale, nelle tante lacune emerse nella ricostruzione dell’incidente e negli interrogativi aperti dalla recente Commissione Parlamentare d’Inchiesta, i cui risultati hanno smentito clamorosamente le verità acquisite finora e hanno determinato l’Istituzione di una seconda Commissione che ha da poco concluso il suo lavoro.

“Questo spettacolo, realizzato in collaborazione con Grufo e Grufo, la Nave Europa, il Teatro Nazionale di Genova e le due associazioni dei famigliari delle vittime ,“140” e “10 Aprile”, ha lo scopo di fare chiarezza e di sensibilizzare il pubblico su questa drammatica vicenda affinché le persone sappiano che, a oltre trent’anni di distanza dall’accaduto, sono morte 140 persone e non c’è alcun colpevole conclude la Granatelli.

Il grazie finale è al lavoro dei due registi Francesco Gerardi e Marta Pettinari, all’epoca dei fatti giovani studenti di un liceo di Livorno cresciuti guardando il relitto al porto, e all’assessora alla Cultura di Sant’Elpidio a Mare Michela Romagnoli, “che non appena ha saputo che c’era la possibilità di mettere in scena lo spettacolo a Sant’Elpidio a Mare, si è adoperata per far sì che questo avvenisse, mossa dal ricordo di mia zia Giuseppina, che ha conosciuto di persona e che ricorda ancora oggi con affetto”.

L’ultimo appello di Francesca, oltre che per la verità è al sindaco che vada a Livorno a vedere di persona la lapide che ricorda i 140 morti. Lo spettacolo inizia alle 2115, mentre domani sarà dedicato agli alunni dell’Istituto Tarantelli, la scuola che frequentò anche Giuseppina Granatelli.

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