di Raffaele Vitali
MONTE VIDON CORRADO – Una volta varcata quella leggera tenda rossa, il mondo dell’erotismo diventa un tutt’uno con l’arte, unendo in un attimo le anime di chi c’era, Osvaldo Licini, e di chi oggi è ospitato nella sua casa di Monte Vidon Corrado, con annesso centro studi, ovvero Sandro Trotti.
Il neo sindaco Elio Vincenzi debutta con una mostra particolare, nel segno dell’erotismo e del colore. Quello del pittore originario di Monte Urano, ormai adottato da Roma e amato follemente dalla Cina, è un lavoro che vive nel tempo e che i due curatori, Daniela Simoni e Nunzio Giustozzi, hanno cercato di riassumere con 45 opere. “Una mostra per i 90 anni del maestro, Trotti come Licini ha porta l’arte a livello internazionale. Ma il suo animo è rimasto legato alla terra, alle colline, alla cultura. Ci godiamo oggi i suoi colori” commenta il sindaco.
È stato un lavoro importante quello del centro studi Licini diretto dalla Simoni, l’inaugurazione ufficiale il 6 luglio con le autorità, ai partecipanti in dono un cappello realizzato per l’occasione da Tirabasso, e il maestro, che si è però concesso per una rapida anteprima. Fondamentale il supporto di tanti collezionisti che hanno messo a disposizione dei quadri unici, per tratto e bellezza, a cucinare dallo stesso Giustozzi che ha ‘concesso’ due delle donne che tiene con cura nella sua casa. “Tra l’altro – riprende Daniela Simoni – chi visiterà la mostra troverà casa Licini ancora più ricca, grazie ad ulteriori opere messe a disposizione”. Inclusi due splendidi quadri, della collezione Paci, uno in cui troneggi l’ombra di un’Amalasunta e un altro segnato da un giallo quasi irreale per quanto bello.
L’assessora Romina Vita ha la delega alla Cultura e sottolinea, prima di perdersi nelle parole dell’autore, “l’arte trasfigurata dal dominio della materia”. Quello di Trotti è un mondo unico nel suo genere il cui il segno ben si sposa con il colore, in cui l’estro nasce dal contatto con la natura ma anche con la cultura, essendo il pittore un divoratore di libri di ogni genere, dalla filosofia ala poesia. E così no può stupire che mentre parla di un suo quadro raffigurante una splendida modella orientale nuda, si diletti a citare Leopardi o Goethe.
“Abbiamo approfittato di Giustozzi, che ha curato negli ultimi anni otto mostre di Trotti. Ci siamo chiesti se nel percorso sul segno nel 90 che stiamo affrontando Trotti fosse la figura giusta per essere ospitata nella casa di Licini. E la risposta è venuta naturale guardando le prime opere. Questo non è un museo neutro, ma connotato e noi rispettiamo Licini. Licini avrebbe gradito? Non abbiamo dubbi. Le opere di Trotti si riconoscono, ha una mano chiara, ma cambia anche i generi”.
Per il pittore dell’errante, erotico ed eretico, soffermarsi sulla seconda parole diventa così naturale. Che poi a curare una mostra dall’alta carica erotica sia una donna, è un plus non comune. “Le donne per Trotti sono musa da sempre. Ma non è solo nel soggetto l’erotismo, è nella matericità, è la sua pittura che emana il concetto dell’eros. È il segno che racchiude la gioia di vivere, è il suo affermarsi nel mondo, è espressione di vita, a prescindere dal soggetto. Che in questo caso è femminile”.
Il titolo ne racchiude l’essenza: ‘Il segno della camera rossa’. Richiama il volume uscito nel 2017, edito dalle Grafiche Fioroni, ricco di scene erotiche inedite, mai esposte. Questo libretto ‘incandescente’ non era mai stato presentato. Un libro che ha nello studio di Trotti la sua location naturale, tra libri e il dominante divano rosso su cui hanno posato generazioni di muse”.
Per un artista che tanto sta donando al suo territorio natale, dai disegni regalati al comune di Monte Urano ai cento quadri a Fermo, essere oggi al cospetto di Licini, che le Marche e il fermano ha amato come pochi, è quasi dovuto. Tra l’altro non è una mostra sul passato, anche se avendo 90 anni ce ne è tanto da mostrare, visto che ci sono anche quadri del 2024, inclusi due che richiamano a Klimt per bellezza, tratto e colori, dominanti all’interno della cantina dove le luci sapientemente posizionante dall’ex sindaco risaltano ogni colore. “Non resta che visitare la mostra dove l’erotismo viene sublimato dall’arte”.
Si parte con i nudi bianchi, tra olio e acrilico, con linee fluide e trigonometrie geometriche, per poi varcare la tendina ed entrare nella camera rossa dove vivere un gesto naturale che la pittura sublima. Tantissime opere in cui l’eros non diventa thanatos. Qui non c’è il decadimento dell’uomo, la donna resta gioia di vivere ed espressione massima dell’umano. Non c’è peccato, in Trotti c’è l’ispirazione alla purezza. E ogni quadro lo dimostra, lui non cancella mai, lui fa e disfa, è anche in questo liciniano”.
Trotti, ribadiscono i curatori, unisce pittura erotica ed eros. “Fino agli anni ’70 – riprende il maestro – ero un astrattista, poi ho riscoperto il mondo femminile, grazie a una meravigliosa ragazza belga. Volevo riproporre la verginità del colore, andare oltre il modello 800esco. Qui è arrivata Yoko la mia allieva giapponese molto bella. Feci tanti ritratti. Aveva occhi inquietanti nella sua diagonale, ne ho colto ogni essenza”.
Sono arrivate Zulmira, Assunta, Marta, Isabella la tenera, e altre 4-5 muse. “Anche Picasso, il rivoluzionario del disegno, non ha amato più di cinque cose. Il pittore ama poche cose che riaffiorano sempre nei quadri. Quando dipingevo le mucche e le loro mammelle, ribaltate erano le cupole di Roma. Picasso amava la colomba, con le ali ci faceva i visi, amava il nudo, anche quando dipingeva militari. I pittori un po’ forzano le cose, l’artista deve vedere oltre”.
La svolta artistica Trotti l’ha avuta in Cina, lo ammette. Ho insegnato in accademie importanti. Loro rispettano la gerarchia dei valori: ‘chi ti ha insegnato ogni giorno ti è padre tutta la vita’ è uno dei loro motti. Non è cosa comune in Italia, forse l’ultimo aa pensarlo è stato Leopardi” e qui nuove citazioni, inclusa la poesia ‘Scherzo’.
“Quando mi hanno parlato di una mostra dedicata all’eros no ho esitato, con le mie opere ho colmato anche l’assenza della fellatio nel kamasutra. Quando parlavo con Moravia, mi chiedeva sempre delle mie opere e io gli spiegavo che per me è la stanza che è erotica, non il solo gesto. L’eros non ha limiti e non si può raccontare. Quindi, quale è la forma per raccontare l’eros?” prosegue Trotti.
In una fase in cui l’immagine domina e l’eros sembra diventato banale, trotti ne rivendica ancora un ruolo: “Siamo circondati da immagini scabrose. Ma è tutto virtuale. Noi dobbiamo vivere la realtà. Noi compriamo la pubblicità di un paio di scarpe, questo proliferare dell’immagine ha cancellato la vita erotica reale. Non ci innamoriamo più delle persone, manca il profumo del vero. Non so se ha senso, ma l’uomo è nato per dare un senso, doveva Goethe, ma se senti Severino c’è un nichilismo tale che non abbiamo un futuro”.
Son 45 le opere esposte da fine anni 60 al 2024. Tanto eros, ma poi c’è il paesaggio, che è uno degli elementi che più avvicina Trotti a Licini, oltre all’erotico. “Quello marchigiano, e Licini in questo è stato maestro con le sue colline con l’Amalasunta che se guardati bene sono tutti nudi femminili dolci che degradano verso la valle. La donna ha un rapporto armonico tra linea curva e linea retta. Il paesaggio marchigiano è molto vicino alla donna, che è fisicamente molto più democratica nella sua dolcezza”.
La mostra è visitabile fino al primo settembre il pomeriggio del sabato e della domenica e il venerdì dalle 21 alle 24.